Sulla violenza di genere prima si fa, meglio è

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08/06/2023

L’intervista di Mara Carfagna a La Stampa

Mara Carfagna, deputata e presidente di Azione, è pronta a modificare in Parlamento il ddl contro la violenza sulle donne. Da profonda conoscitrice della materia (a lei per esempio si deve il reato di stalking) ha ben chiaro quali dovrebbero essere le misure più efficaci. E al governo dice che è stato un peccato aver perso tempo.

Che cosa non la convince del ddl del governo?

«È apprezzabile l'invito della ministra Roccella alla condivisione. Mi sembra che il testo ricalchi in gran parte il ddl Bonetti che avevo presentato insieme alle ministre Bonetti, Gelmini e Lamorgese nel dicembre del 2021. Quel ddl si fonda su cinque pilastri. Il fermo immediato degli stalker in caso di pericolo per l'incolumità delle vittime. Poi l'estensione della sorveglianza dei violenti attraverso un uso massiccio del braccialetto elettronico, l'estensione dello strumento dell'ammonimento da parte del questore, l'arresto non più soltanto in flagranza di reato nel caso di violazione del divieto di avvicinamento, la stretta sulla sospensione delle pene e sulle finte riabilitazioni che permettono ai violenti di evitare il carcere».

Se mancasse uno di questi punti, salterebbe lo spirito di condivisione con il governo?

«No, avanzeremo le nostre proposte in sede emendativa. Sono stata la prima a praticare l'approccio della condivisione quando portai in Parlamento la legge sullo stalking, sono una convinta sostenitrice della necessità di uno spirito unitario».

Per sostenere uno spirito unitario sarebbe bastato approvare il vostro ddl.

«L'abbiamo ripresentato a ottobre, è stato ignorato. Non capisco il ritardo di otto mesi».

Nel frattempo sono morte decine di donne, ci sono state violenze che avrebbero potuto essere contrastate.

«Non voglio strumentalizzare. Dico solo questo: prima si fa, meglio è».

Il presidente del Senato La Russa propone una manifestazione contro i femminicidi a cui parteciperanno solo uomini. Che ne pensa?

«La giudico una buona idea e sono curiosa di vedere chi aderirà. Ancora adesso mi capita di scontrarmi con nemmeno troppo velate resistenze del mondo maschile a considerare prioritari questi interventi».

La ministra Eugenia Roccella sulla Stampa ha chiesto un'alleanza precisando, però, che si deve riconoscere che anche la Gpa è una forma di violenza sulle donne da combattere. Accetta questa impostazione?

«Fare di questi temi uno strumento di conflittualità politica per avvelenare i dibattiti è un errore. Sono, però, stupita della richiesta di una parte della sinistra di una legalizzazione. Penso che il diritto a un figlio non esista e che, invece, esistono i diritti dei figli e il primo diritto dei figli è sapere chi è la madre»

Fratelli d'Italia e Lega in Parlamento Europeo si sono astenuti sull'adesione alla Convenzione di Istanbul. Non le sembra una contraddizione?

«Penso che sia un errore, la Convenzione rappresenta uno strumento giuridicamente vincolante per avanzare nel contrasto alla violenza di genere».

L'associazione Differenza Donna denuncia che il Piano antiviolenza è fermo. La rete D.i.Re. avverte che i progetti presentati sono fermi e i fondi bloccati.

«Una cosa che ho imparato quando ero ministra per le Pari Opportunità è che quelle associazioni vanno ascoltate sempre perché sono alleate preziose».

Sabato a Roma ci sarà il Pride. Il presidente del Lazio Rocca ha negato il patrocinio. Le sembra giusto?

«La piattaforma è molto connotata politicamente con passaggi divisivi anche all'interno del mondo omosessua-e. Mi sembra che accusare Rocca di omofobia sia una contrapposizione inutile, non è un nemico dei diritti civili né un omofobo lui che a Roma ha aperto la prima casa per i ragazzi Lgbt cacciati dalle famiglie»

(Intervista a cura di Flavia Amabile)