Sul salario minimo si può trovare un punto di caduta

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28/06/2023

L’intervista di Carlo Calenda al Corriere della Sera

Carlo Calenda, Pd e M5S hanno ritentato l’alleanza in Molise...

«Quello dei 5 Stelle e del Pd è un campo molto indebolito perché non può rappresentare un’alternativa di governo».

E perché?

«Sono su posizioni diverse su temi dirimenti, dall’Ucraina al Mes, e tanto altro».

Azione non ha appoggiato nessun candidato.

«Il nostro lavoro è quello di costruire un’area pragmatica, riformista e repubblicana, quella che è stata incarnata dal governo Draghi. È un lavoro faticoso e lungo, perché si pone fuori da questo bipolarismo. Le regionali che con il loro sistema elettorale a turno secco ti obbligano ad ammucchiate sono per noi la prova più difficile. In questo caso nessuno delle due coalizioni era convincente».

Sul salario minimo, comunque, le opposizioni stanno convergendo.

«Sì, stiamo lavorando da tempo sull’unico punto che mette d’accordo le opposizioni, che hanno tutte nel programma elettorale questo tema. Ripeto: per noi viene sempre prima il merito rispetto all’ideologia. Così come votiamo la riforma Nordio, che era nel nostro programma elettorale, allo stesso modo stiamo cercando un punto di caduta tra tutte le opposizioni sul salario minimo per presentare una proposta comune».

Siete in dirittura d’arrivo?

«Siamo abbastanza avanti nel percorso: se riusciamo a presentare una proposta tutti insieme sarà un bel segnale per i lavoratori. I lavoratori poveri sono più di tre milioni e l’inflazione li ha colpiti più di tutte le altre categorie. Inoltre la direttiva europea va in questa direzione così come tutti gli altri Paesi europei. Il mio invito a Meloni è quello di non valutare questa proposta con un pregiudizio ideologico. Bene ridurre il reddito di cittadinanza per chi può lavorare ma le condizioni devono essere decorose».

Intanto sembra che Renzi si stia allontanando.

«Va chiesto a lui. Mi pare che ci sia un qualche movimento verso la coalizione di destra. Quello che so per certo è che voleva tenersi le mani libere e anche per questo è saltato il partito unico. Legittimo, per carità, ma questo non è il progetto che abbiamo proposto a milioni di italiani. Serve un centro liberale, popolare e riformista autorevole e indipendente. Non un’altra costola della Meloni o dei 5S. Poi quando il governo propone qualcosa di giusto lo supportiamo, come nel caso delle ottime nomine di Figliuolo e Panetta e lo stesso vale per la sinistra. Il giochino politico per cui io quando sono all’opposizione sono contro l’accordo con la guardia costiera libica e quando sono in maggioranza siglo quell’accordo, come fa il Pd, non appartiene alla nostra cultura. Non che Meloni faccia diversamente: prima dice che il Mes è la fine della sovranità italiana, poi sta cercando di ratificarlo senza clamore. Tutto ciò deve finire. È una lesione alla credibilità del Paese».

Quindi al momento non esiste un’alternativa alla destra.

«In questo momento non c’è, però nessuno di noi sa come si arriverà alle prossime elezioni, quale sarà lo scenario. E dipende dalla nostra capacità di cambiarlo. Non scordiamoci che nella scorsa legislatura Meloni aveva il 4 per cento e i Cinquestelle il 33».

Non è possibile nemmeno una «maggioranza Ursula»?

«L’accordo che si registrò all’Europarlamento sulla Von der Leyen ora non è replicabile in Italia perché Forza Italia è più debole e il Pd non ha il coraggio di sganciarsi dai 5 Stelle nonostante le sconfitte. Ma dobbiamo provarci, con questo bipolarismo inconcludente l’Iitalia è morta».

Tornando al salario minimo: le opposizioni comunque possono riuscire a fare qualcosa insieme.

«Sì, l’opposizione deve dare un segnale concreto. Può farlo anche convergendo sulla nostra proposta di utilizzare i fondi del Pnrr per rifinanziareimpresa 4.0,estendendola all’ambiente e all’energia. Su questo ci potrebbe essere una convergenza anche con il governo, che ha già mostrato interesse. Dobbiamo rompere questa empasse in cui si trova l’Italia, con Meloni che urla contro il povero Magi sulla cannabis e quegli altri che vanno in piazza ogni due per tre. È necessario tornare a parlare di proposte concrete su investimenti, caro vita e sanità: farebbe bene all’opposizione ma anche alla maggioranza».

Secondo lei prima o poi il Pd si sgancerà dai 5 Stelle?

«Io credo che dovrebbe farlo di corsa e avere il coraggio di andare “per l’alto mare aperto” approfittando degli anni di opposizione che ci aspettano per recuperare consensi nel Paese, ma sinceramente non penso che accadrà. Continueranno a rincorrerli. E sarebbe un errore mortale».

(Intervista a cura di M.T. Meli disponibile qui)