Il salario minimo risponde a civiltà e buonsenso

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01/07/2023

L’intervista di Carlo Calenda a QN

“Nessunprologo di campo largo". Per il leader di Azione Carlo Calenda la proposta di legge unitaria delle opposizioni sul salario minimo è semplicemente "una norma di assoluto buonsenso che ci chiede l’Europa ed era già prevista dal governo Draghi, su cui ci aspettiamo che la premier Meloni avvii un confronto serio".

Il salario minimo è la prima proposta comune delle opposizioni dall’inizio della legislatura. Cosa significa per Azione?

"Partiamo dal contesto. Il salario minimo esiste in tutti i grandi Paesi occidentali. Noi diciamo che nessuno può essere pagato sotto i 9 euro l’ora. Tanto meglio, poi, per chi è pagato di più grazie ai contratti nazionali. La nostra proposta in questo senso aiuta anche a spazzare via i cosiddetti contratti pirata da 3 o 4 euro l’ora. Livelli salariali che non consentono di vivere a chi lavora. In Italia ci sono tre milioni e mezzo di persone che lavorano senza poter raggiungere standard di vita dignitosi. E questo è peggiorato ulteriormente con l’inflazione, che ha colpito soprattutto le fasce più povere. Il salario minimo è una norma di civiltà. Stiamo lavorando per proporla in modo equilibrato, prevedendo tra l’altro che le imprese siano aiutate con fondo apposito".

La premier Meloni si è già dichiarata contraria in Parlamento. Quale può essere il destino di una proposta di legge delle opposizioni alla mercé della maggioranza di centrodestra?

"Essendo iniziativa di tutte le opposizioni, quel che chiediamo al governo è di avviare un confronto su una norma ritenuta necessaria da tutte le agenzie internazionali che si occupano di povertà. Sarebbe saggio da parte della premier Meloni aprire un confronto".

Se la proposta venisse respinta, ritiene ci siano margini di iniziativa comune delle opposizioni anche fuori dal parlamento?

"Sono sempre scettico riguardo a iniziative al di fuori del Parlamento. Lo dico perché mi aspetto già la domanda di andare in piazza. Ma in piazza si va sui diritti. La nostra linea è fare le battaglie in Parlamento. Depositeremo un testo di legge e credo che il governo sarà abbastanza intelligente da aprire un confronto. Sono tutte le opposizioni a chiederlo".

Tutte tranne Matteo Renzi. Come giudica la sua presa di distanza?

"Premesso che Renzi, da segretario del Pd, ha fatto la campagna sul salario minimo nel 2018 e l’ha approvato nel programma del Terzo Polo, mi pare curioso che dichiari la disponibilità a votare, ma non a firmare. Ma Azione e Italia viva son tornati separati a tutti gli effetti, per cui ognuno sceglie di fare quel che vuole. Sono contento invece che +Europa sottoscriva la proposta".

Ritiene che Renzi si tenga alla larga perché la proposta può far presagire altri argomenti comuni alle opposizioni e al cosiddetto Campo largo?

L’unico campo largo che conosco è quello fatto da Renzi col Conte 2. Io con Azione non ho mai avuto idea di appoggiare né la sinistra massimalista né i 5 Stelle, con cui ho in comune solo il salario minimo. Che, intendiamoci, è importantissimo. Ma bisogna giudicare nel merito. Ragion per cui, ad esempio, noi voteremo la proposta Nordio sulla giustizia, perché era nel nostro programma. La politica non è un giochino per cui non voti le proposte in base alla parte da cui provengono: si tratta di scelte che cambiano in meglio o in peggio la vita degli italiani. Noi proponiamo un’alternativa: un po’ come si faceva nel governo Draghi, dove quella che contava era la qualità del provvedimento".

Stante il bipolarismo, però, non serve anche prefigurare un’alternativa di governo?

"Noi siamo centro liberale riformista e lavoriamo per aggregare il consenso di quest’area, che secondo me è maggioritaria nel paese. Non c’è nessuna prospettiva di campo largo possibile. Quello che ci interessa è chiuderla, questa stagione di bipolarismo, perché non ha migliorato nulla".

Ma sostenere riforme che introducano forme di elezione diretta, non rimanda a sua volta al bipolarismo?

"Personalmente non credo che si arriverà a nessuna forma di elezione diretta né del capo dello stato né del premier, ma a una qualche forma di indicazione. Dopodiché le prossime elezioni sono proporzionali. L’unica cosa possibile e onorevole da fare è impegnarsi in una politica che ragioni sempre nel merito in modo serio. Se poi i cittadini saranno convinti, ci voteranno. E se lo faranno proveremo a fare una larga coalizione come è stato il governo Draghi, che è il nostro modello".

(Intervista a cura di C. Rossi disponibile qui)