Su salario minimo accordo possibile con la Premier

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22/08/2023

All’uscita dall’incontro con Giorgia Meloni l’unico a mostrarsi ottimista tra i leader di opposizione era il segretario di Azione, Carlo Calenda.

Senatore, continua a essere fiducioso come due settimane fa?

"Sì. Non è emersa, come si poteva immaginare, una chiusura sul salario minimo, ma l’idea di studiare un pacchetto entro il quale ci sia anche il salario minimo. C’è la possibilità di giungere a una soluzione".

Quale?

"Si può arrivare a un punto di caduta che contenga da un lato il salario minimo a 9 euro con le modifiche di buon senso che il governo sta chiedendo, in particolare sull’articolo 7, ovvero sulla copertura finanziaria, e dall’altro le norme che la premier vuole inserire nel pacchetto, che in larga parte condividiamo, dalla detassazione dei salari al rinnovo dei contratti. Ci sono le condizioni perché si arrivi a un risultato comune. Naturalmente, se le parti hanno voglia di farlo".

Sinistra e 5stelle desiderano trovare un accordo?

"Non glielo so dire. Spero di sì".

E Giorgia Meloni?

"Le ho detto espressamente: ’Mi sta bene lavorare con il Cnel, ma il salario minimo resta sul tavolo?’ E lei ha risposto: ’Sì, non si leva dal tavolo’".

Dunque il Cnel non è un problema?

"No. È più facile raggiungere un accordo tramite un ente terzo che con un confronto diretto, visto che negli ultimi trent’anni destra e sinistra se le sono date di santa ragione. Se il Cnel è un ’honest broker’, un broker onesto, l’accordo si trova"

E come risolverete il nodo delle coperture?

"Premesso che il salario minimo è a costo zero, il punto è se si vuole o no coprire una parte dei costi sostenuti dagli imprenditori più esposti, scelta che noi nella proposta abbiamo demandato alla legge di bilancio. Il mio suggerimento è utilizzare i soldi risparmiati dalla riduzione del reddito di cittadinanza".

Il governo pensa a una legge di bilancio incentrata sul taglio del cuneo fiscale. Condivide la strategia?

"No. Non perché io non consideri fondamentale il taglio del cuneo, ma perché ci sono tanti settori che necessitano di investimenti. Il più importante di questi è la sanità. Oggi gli italiani pagano 42 miliardi per curarsi privatamente a causa delle liste d’attesa. Inutile tagliare pochi euro di tasse e poi lasciare le famiglie sole, sempre più spesso obbligate a indebitarsi per pagare le cure. Su questo fronte le opposizioni devono muoversi unite".

Ma ci sono i fondi?

"Sembra proprio di no. Però almeno si potrebbe fare un’iniziativa importante sulla questione del salario minimo e sul pacchetto lavoro, che costa poco e dà buoni risultati anche dal punto di vista della politica economica. Se non facciamo una politica salariale vera, continuiamo ad avere un modello di sviluppo che prevede il lavoro povero".

È stata giusta la tassa sugli extra profitti?

"Una norma fatta tanto male che non solo la sera stessa hanno messo un tetto, ma ora parlano di un rimborso alle banche tramite credito d’imposta. Di fatto diventerebbe un prestito delle banche allo Stato. Assurdo. Insomma, una norma che si auto-annullerà. Ma è una mossa dettata dall’imperizia. Il problema è che abbiamo una classe dirigente politica che non ha mai lavorato fuori dalla politica e così quando si confronta con il mondo delle imprese o delle banche non sa che pesci pigliare".

Vale tanto per la destra quanto per la sinistra?

"Certo".

Ma la raccolta di firme sul salario minimo è il preludio al campo largo?

"Mai. Non credo e non ho mai creduto al campo largo. Tra noi e i 5 stelle c’è un abisso: come si fa, tanto per dirne una, a governare quando si hanno opinioni opposte in politica estera? Il campo largo non esiste".

Sì, ma allora quale strada pensa si possa percorrere?

"Il Paese prima di andare a gambe all’aria deve chiudere la stagione del bipolarismo. Noi siamo nati proprio per questo".

E come?

"Con una legge elettorale proporzionale. E con una forza che si ispiri ai valori repubblicani: da un lato i diritti sociali – dalla sanità all’istruzione passando per il giusto salario – dall’altro l’iniziativa privata, come reclamato dalla prima parte della Costituzione, che non è né di destra né di sinistra".

Non si può dire che provare a costruire questa forza con Renzi sia stato un gran successo.

"Lo so. Ma prendere l’8% è stato comunque un buon risultato. Non mi faccio illusioni: spezzare il bipolarismo è un lavoro complicato, che richiede tempo. Ma è l’unica ragione per cui faccio politica: non per accodarmi al campo largo o andare dietro alla destra".

Esclude anche la possibilità di presentarsi insieme a lui alle prossime europee?

"Sì. Dopo che Renzi si è rimangiato tutte le promesse che aveva fatto non mi pare che ci sia più nessuno spazio per stare insieme".

Intervista a cura di A. Coppari