L’Italia ha bisogno di concretezza, serietà e coraggio

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05/09/2023

L'intervista di Matteo Richetti a La Gazzetta di Modena

«Nel Pd non vedo solo un problema di linguaggio ma di concretezza della proposta politica». Così Matteo Richetti, capogruppo di Azione a Montecitorio, commenta le parole che il presidente dell’Emilia-Romagna ha affidato al nostro giornale e poi ribadito sulla sua pagina Instagram: «Non servono slogan, il Pd sostenga lavoro e imprese». Per il deputato modenese, ex renziano oggi braccio destro di Calenda, il Pd a guida Schlein «sta rinunciando a coniugare la sacrosanta battaglia sul salario minimo – che è anche nostra – con quella sugli investimenti e la produttività». 

Dunque ha ragione Bonaccini?

«Non c’è dubbio che Schlein abbia riportato il Pd nella retorica del Novecento. Nel senso che, ormai, è un partito che si è messo al fianco di Landini sulle parole d’ordine del secolo scorso. Un Paese è forte se da un lato cresce e si sviluppa e, dall’altro, con gli strumenti forniti da questa crescita, tutela i lavoratori più deboli. Faccio un esempio che Bonaccini così come il sindaco di Ravenna de Pascale conoscono molto bene, anche se non so quale risposta si siano dati: i verdi e la Sinistra in Regione hanno ostacolato le estrazioni di gas in Adriatico con il risultato che oggi la Croazia lo estrae da quegli stessi giacimenti e ce lo rivende. Questo è ambientalismo? Per me è la dimostrazione che l’Italia, a suon di slogan, continua ad andare con le centrali a carbone e l’energia pulita la lascia agli altri Paesi». 

Questa incapacità che registra su temi cruciali come lavoro e ambiente pensa possano fare il gioco del centro ? 

«Più che di centro a me in politica piace parlare di coraggio e di innovazione. L’esempio lo offre Schlein, che lanciando il referendum sul Jobs Act ha messo la pietra tombale sul riformismo del Pd. Perché non si è mai visto, in Italia, un partito che lancia un referendum contro se stesso. Qualcuno dirà che il Jobs Act è figlio del Pd di Renzi ma qui siamo oltre la sconfessione di un soggetto: si sta sconfessando un ruolo storico che il partito doveva giocare. Certo per noi si apre uno spazio importante anche perché io sono molto convinto che all’Italia serva una ricetta alla tedesca». 

Ovvero?

«La Germania sta aumentando il salario minimo e destinando 7 miliardi di euro per le politiche di sostegno agli investimenti e alla produttività delle imprese. Ricordo qualche numero: il piano Industria 4.0 di Carlo Calenda portò gli investimenti in Italia al +10%, la ricerca e lo sviluppo al +15%, l’export al +7,5%. A me pare che nessuno abbiamo più in testa un piano industriale per il Paese, né chi sta governando né il Pd, che ha abbandonato il tema dello sviluppo per tornare a quello del lavoro garantito». 

Azione invece su questo ha le idee chiare?

«Sì. Noi su questo costruiremo una proposta, cercando il dialogo con le altre opposizioni. Se però sulle politiche sociali e ambientali il Pd continua a inseguire i 5 stelle diventa difficile creare un asse riformista in Italia e sui territori...».

Bonaccini però ha detto di ritenere indispensabile un’alleanza con il centro per vincere alle amministrative. La vostra porta è aperta?

«Per me l’unico modo per portare chiarezza su questo punto è quello di abbandonare le formule algebriche applicate alla politica come “alleanza larga” e ricominciare a discutere dell’idea di Emilia-Romagna. Io prima ho posto la questione della priorità energetica sul nostro territorio, bene: vogliamo fare una coalizione che rafforzi la capacità di utilizzare la risorsa gas metano in Adriatico o che blocchi questo tipo di interventi? Se io avessi dovuto applicare le parole di Bonaccini su scala nazionale mi sarei trovato con Conte che non voleva più finanziare il sostegno all’Ucraina e questa è la questione che, personalmente, ho più a cuore. La politica è una cosa seria: io sono pronto a discutere con tutti però di fronte ad un’idea chiara perché se per governare insieme la Regione o le città devo abbandonare i temi dello sviluppo, della sostenibilità e della prospettiva da dare ai giovani, allora credo che non sia proprio percorribile». 

Torniamo al centro. Notizia di ieri la candidatura di Renzi al Parlamento europeo. Che ne pensa? 

«Non conosco le intenzioni di Renzi per il futuro ma so che su alcune battaglie importanti di tutte le opposizioni Italia Viva si è sfilata. L’ultima quella per il salario minimo, dopo che proprio Matteo Renzi ne aveva fatto una proposta elettorale. Credo che rispolverare lo spazio politico del centro sia una scelta non lungimirante perché l’Italia forse ha più bisogno di innovazione e di coraggio che di un centro geometrico nella politica».

(Intervista a cura di A. Benatti)