Aperti a un confronto con Landini

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02/10/2023

L’intervista di Carlo Calenda al Corriere della Sera

Carlo Calenda, sabato lei è stato alla Marelli ma gli operai se ne sono andati.

«Ma quali operai! Il giorno prima la Cgil bolognese ha mandato una circolare in cui invitava tutti gli iscritti a presentarsi ai cancelli per difendere il sindacato, Cioè Landini, da Calenda. Cose da stalinismo anni ’50. Si sono presentati in trenta della Fiom. Quando io sono arrivato loro hanno fatto questa sceneggiata di andarsene ma poi sui social a me sono arrivate decine di messaggi di operai della Marelli che lì davanti non c’erano perché era sabato e l’azienda era chiusa. Gli operai sanno benissimo che non è stato fatto niente per difenderli».

In che senso?
«La chiusura di quello stabilimento è parte del processo di chiusura dell’automotive in Italia. Mi farò fabbrica per fabbrica davanti ai cancelli di Magneti Marelli e di Stellantis per spiegarlo perché non mollo su questo. Il nostro Paese, dopo la guerra, è rinato sull’automotive e adesso non possiamo perdere questo settore in silenzio per fare un favore a Elkann. Anche perché ci sono fior di imprenditori della componentistica auto, da Bombassei in poi, che non solo continuano a investire in Italia ma danno anche vita a laboratori di ricerca e animano istituti tecnici superiori, insomma si danno da fare per il paese. E non è giusto che poi quando Elkann viene e dice “io chiudo le fabbriche se non mi finanziate il dividendo” lo Stato chini la testa».

Lei si è scontrato con Landini per la chiusura della Magneti Marelli...
«La verità è che da quando è morto Marchionne, Elkann ha cominciato prima a vendersi la Marelli e nessuno ha voluto regolare quella vendita, come si sarebbe fatto in qualunque altro Paese del mondo, attraverso la golden power, come avevo chiesto. Ha garantito che non ci sarebbero stati esuberi. E ora dove è finito? Poi ha preso una garanzia pubblica per pagarsi il dividendo in Olanda e nessuno ha detto niente. Quindi ha fatto l’operazione Stellantis e oggi i dati impietosi dicono che in Francia gli stabilimenti della Stellantis hanno il doppio dei modelli degli stabilimenti italiani, sono tutti equipaggiati per la transizione ecologica, mentre nel nostro Paese solo uno stabilimento è equipaggiato per produrre componenti elettriche, fanno due volte gli investimenti che si fanno in Italia e, udite udite, hanno dieci volte i brevetti che sono depositati nel nostro Paese. Inoltre...»

Inoltre?
«Negli stabilimenti francesi si producono 1 milione di vetture contro le 400 mila prodotte in Italia. Quindi quello che sta succedendo è che Landini che faceva la guerra totale a Marchionne quando in Italia si produceva un milione di veicoli commerciali e auto, oggi che ne produciamo 650 mila (cioè il 30 per cento in meno), sta zitto perché John Elkann ha fatto la mossa di comprarsi il maggior quotidiano nazionale della sinistra italiana».

Questo lo dice lei.
«Si, lo dico io. Tant’è vero che Landini rilascia una lunga intervista a Repubblica in cui parla della crisi del settore automotive senza mai nominare Stellantis . E queste cose bisogna dirsele perché sennò è una grande presa in giro degli operai e del Paese. Io sfido Landini a fare un confronto televisivo su quello che è successo su Stellantis e Marelli e sul silenzio del suo sindacato e di tutto il mondo della sinistra, inclusa Schlein, che è andata lì a dire il nulla, perché nessuno di loro è in grado di pronunciare la parola Stellantis per non fare innervosire Elkann e i suoi giornali».

Il governo le sembra in affanno con la manovra?
«Il governo è in affanno su tutto. Si occupa solo delle polemiche su Esselunga e dell’invenzione di nuovi reati. Allo stesso tempo però, grazie a Giorgetti, cerca di tenere una disciplina di bilancio, e questa è una cosa positiva. Ma invece di destinare il deficit alla sanità, come abbiamo proposto noi, per mettere a posto almeno quel settore che sta crollando, li suddividerà in una serie di mance e mancette. Del resto dalla Nadef si capisce già che sulla sanità gli investimenti diminuiranno».

A proposito di sanità: l’iniziativa delle opposizioni?
«Noi abbiamo un piano molto dettagliato e abbiamo fatto una riunione tecnica con il Pd. Doveva essercene una seconda, la settimana dopo, allargata alle altre opposizioni e sono spariti tutti. Dove è andata a finire Schlein? Chiedo: chi l’ha vista? La verità è che si rischia di non combinare niente perché c’è un conflitto tra 5 stelle e Pd visto che l’elettorato che cercano di conquistare è più o meno lo stesso. È un conflitto a chi è più populista che non fa bene a nessuno e non produce risultati».

Ettore Rosato ha lasciato Iv ma non è entrato in Azione.
«No, come Elena Bonetti lavorerà con Azione alla ricostruzione del Terzo Polo che Renzi ha fatto stupidamente saltare».

(Intervista a cura di M.T. Meli disponibile qui)