La separazione tra magistratura e politica va rispettata

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06/10/2023

L’intervista di Enrico Costa al Quotidiano Nazionale

Onorevole Enrico Costa, vicesegretario di Azione, lei che da sempre è in prima fila sui temi della giustizia e del garantismo, come valuta quest'ennesimo scontro tra politica e magistratura suscitato dalla sentenza di Catania?

«Ho detto da tempi non sospetti che i magistrati che si esprimono pro o contro un politico o un partito in pubblico o sui social a mio giudizio lo possono fare, ma vanno cosi un po' a minare la credibilità degli atti giurisdizionali. O quantomeno prestano il fianco al sospetto che quegli atti possano risentire di un credo politico. Ed è quel che è successo a Catania, dove a un governo in grande affanno sui migranti, non è parso il vero accendere i riflettori sulla magistratura».

Compreso far l'esame delle opinioni personali di una giudice ? 

«Ma non è privato. Quando pubblichi qualcosa sui social lo metti in pubblico. lo ho criticato molto che Meloni abbia attaccato la sentenza usando certi toni, perché la politica non deve andare a contestare gli atti giurisdizionali. D'altra parte i magistrati devono evitare di influenzare le scelte politiche coi loro atti. C'è una separazione che dev'essere rispettata. Quando invece ci sono interferenze si creano questi cortocircuiti. L'ultimo congresso di Area mi è sembrato più un'assise di partito che di una corrente della magistratura, posto che le correnti abbiano coerenza».

Non le sembra che i recenti decreti del governo, sul disagio minorile come sui migranti, siano intesi soprattutto al ricorso alla carcerazione?

«Non è tanto il carcere. È questione che si accorgono di non avere capacità e strumenti per risolvere i problemi, e allora danno in pasto al loro elettorato aumenti di pene e aggravanti. E l'elettorato così è soddisfatto, anche se il problema rimane immutato. Siamo partiti dal decreto rave, poi Caivano, i migranti, le aggravanti per le minacce agli operatori scolastici di cui si discute la prossima settimana: tutte norme-manifesto per dare un segnale. Ma che non rispondono al problema».

Intanto aumentano le pene...

«La politica utilizza la giustizia penale come scorciatoia. Si introducono reati e aggravanti per fattispecie che erano già previste: tutte scorciatoie che non risolvono il problema specifico, anzi lo aggravano. E in molti casi si fa per decreto. Il sistema penale invece dovrebbe avere una sua staticità, essere granito. Il decreto legge è l'opposto di questa solidità».

E la riforma del ministro Nordio?

«Non sono contrario alle riforme, ma dovrebbero essere riforme organiche. La riforma Nordio all'esame del Senato va nella direzione giusta e la voteremo. Ma non è una riforma organica, perché tocca aspetti singoli. Dire che si procederà per step è l'opposto di una riforma organica».

(Intervista a cura di C. Rossi)