Sul Patto di Stabilità risultati zero

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27/12/2023

L'intervista di Mariastella Gelmini a Repubblica

 “Il pasticcio sul Mes, che si è concluso con la mancata ratifica, è colpa di tutta la maggioranza di governo, anche di chi, come Forza Italia, ha accettato questa situazione, non mettendo le cose in chiaro”. 

Mariastella Gelmini, ex ministra, ex forzista, è ora senatrice e portavoce di Azione. Sul Mes non è tenera con i “bi-populisti”: la destra di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini e la sinistra di Giuseppe Conte. Ma sulle macerie del fu Terzo Polo, cosa si può costruire? 

“Andiamo avanti per creare un polo riformista, anche senza Matteo Renzi”.

Gelmini, il ministro Giancarlo Giorgetti sarà in commissione alla Camera a parlare di manovra, ma va incalzato anche sul Mes? E si dovrebbe dimettere?

“Andrebbe incalzato anche sul Mes, certo. Io non sono per le sfiducie individuali. Osservo che Giorgetti è uno e bino: c’è il Giorgetti istituzionale, consapevole della importanza della ratifica del Mes; e c’è il Giorgetti che risponde ai diktat della Lega. Mi auguro prevalga quello istituzionale”.

La bocciatura del Mes, che isola l’Italia a Bruxelles, è irrimediabile?

“La strategia di Giorgia Meloni di non ratificare il Mes per fare pressione sulle regole del Patto di Stabilità si è rivelata perdente. Ha ottenuto come risultato di rendere l’Italia meno credibile. Sul Patto di Stabilità non è stato portato a casa nulla, è stata una linea infelice. Io credo che alla fine di tutto questo can can, la ratifica del Mes si imporrà per l’Italia. Ma il danno politico è stato fatto e non è recuperabile. Inoltre i nodi sono venuti al pettine”.

I nodi nel centrodestra?

“Le contraddizioni della maggioranza erano rimaste sopite per un po’, adesso emergono. Ma anche nel campo largo delle opposizioni esplodono le contraddizioni. Azione, il nostro partito, è per questo fuori dal bipolarismo con una proposta di contenuti e metodo per riannodare i fili di un riformismo che consenta all’Italia di tornare a crescere”.

Insomma addio al fronte delle opposizioni unite, da voi al Pd a +Europa, Avs fino ai 5Stelle?

“Dal Mes all’Ucraina, passando per superbonus e il no all’energia nucleare, le differenze tra noi e Conte sono evidenti. Noi non costruiamo coalizioni in base alla convenienza, ma sulla condivisione delle proposte. Rispetto ai 5Stelle la distanza è oceanica. Sul Mes i populismi della destra e dei grillini si sono riavvicinati. Sia Meloni che Conte hanno bisogno di nemici e il nemico è l’Europa”.

Però a proposito di assist alla destra, non sono mancati i vostri come la riforma della giustizia, la legge-bavaglio.

“Sulla giustizia la nostra è la battaglia garantista di sempre. Cerchiamo anzi di incalzare il governo. Ma le riforme garantiste che Nordio si è impegnato a portare avanti sono ferme al palo”.

I vostri voti a favore su alcune questioni non sono una stampella al governo?

“Se troviamo sul salario minimo intese con le altre opposizioni, dicono che Azione è ormai nel campo largo. Se approviamo l’abolizione del reato di abuso d’ufficio o la delega fiscale dicono che facciamo da stampella al governo. Azione va dritta per la sua strada e guarda al merito e alla qualità delle proposte”.

Tuttavia il progetto politico del Terzo Polo è morto. Cosa si costruisce su quelle macerie?

“Non si può negare la rottura dolorosa. Però Azione non si ferma nel progetto, tanto che c’è un accordo con l’associazione ‘Per’ di Ettore Rosato e Elena Bonetti; con l’associazione dei liberali e socialisti. Stiamo andando avanti”.

Per le europee farete una lista anche con +Europa di Emma Bonino?

“Sulla proposta di Bonino di Stati Uniti d’Europa c’è assoluta convergenza. Lavoriamo per trovare un accordo, ma se non ci fosse, Azione va avanti per la sua strada”.

(Intervista a cura di G. Casadio disponibile qui)