Ridurre le distanze tra Roma e Parigi, Berlino, Londra. Superare le arretratezze e le disuguaglianze che appesantiscono l’Italia. Gettare le fondamenta per costruire il Paese della ‘Prossima generazione’. È arrivato il Governo Draghi ed è un’ottima notizia, ma la politica non può smettere di fare il proprio dovere: pensare e proporre.
Non tanto perché tra poco più di un anno si andrà al voto, quanto perché il gap con gli altri Paesi europei si è allargato in tutti i settori e il Covid c’entra fino a un certo punto. Questo divario non riguarda soltanto l’economia, gli investimenti o la produttività. L’Italia purtroppo ha perso terreno sulla società, sull’uguaglianza, sulla qualità dell’educazione, sull’inclusione delle donne. Importanti elementi sociali che dobbiamo mettere a posto.
Azione propone il suo Next Generation Italia che indaga le ragioni di questo arretramento e propone soluzioni, proposte concrete e dettagliate con stima di costi soprattutto per la governance futura. I primi tre capitoli sono dedicati ai bambini, ai giovani e alle donne, perché sono queste le categorie che hanno sofferto di più negli ultimi trent’anni e dove il divario con l’Europa si è ampliato raggiungendo ormai livelli di guardia.
VAI AL VOLUME 1: BAMBINI, GIOVANI E DONNE – INTEGRALE
Noi proponiamo invece di rimettere al centro dell’attenzione dello Stato le prime fasi della vita educativa dei bambini, attraverso un sostanzioso aumento delle le strutture per la prima infanzia passando dall’attuale copertura di un bambino su quattro a un bambino su due in quattro anni; migliorare la qualità dei servizi, ampliando il numero di laureati che può insegnare al nido; stimolare la domanda di servizi alla prima infanzia, rendendo il nido gratuito per la maggioranza degli italiani.
In Italia, poi, sono oltre due milioni i giovani tra i 16 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, mentre la maggioranza di quelli che lavorano rimangono ai margini di un mercato del lavoro che li sottopaga e li precarizza. Sono conosciuti come Neet, dall’acronimo inglese ‘Neither in Employment or in Education or Training’. Una condizione, al di là dell’anglicismo, non consente loro di progettare una vita.
Far ripartire coloro che sono Neet già oggi attraverso un investimento straordinario (noi pensiamo a una dotazione di 24 miliardi di euro) nella loro autonomia economica e nella loro formazione, dando loro finalmente accesso a quelle opportunità di cui sono stati privati.
Allo stesso tempo dobbiamo evitare che i giovani di domani diventino Neet garantendo loro un’educazione di qualità e formativa per il lavoro. Per questo, pensiamo a numerosi interventi sulla scuola. Dalla riforma del calendario scolastico, alla formazione degli insegnanti, il potenziamento del servizio di mense, il tempo lungo e altre misure per contrastare la piaga della dispersione scolastica.
Quanto alla nostra proposta per le donne, le disparità di genere hanno radici profonde che originano da disuguaglianze sociali e economiche e si riversano in una diseguale distribuzione delle opportunità tra donna e uomo. Poche donne nel mercato del lavoro e poche donne ai vertici. Disuguaglianze di genere che nascono nelle famiglie, maturano durante l’infanzia, si consolidano a scuola, si perpetuano all’università e si cementano nel mercato del lavoro dove il tasso di partecipazione al mercato del lavoro è pari al 56,5% in Italia, ultimo in Europa.
Servono congedi di genitorialità che equiparino uomo e donna, senza i quali le aziende preferiranno sempre assumere uomini, a parità di competenze, progetti educativi nelle scuole, università e nelle aziende per superare stereotipi di genere, un robusto potenziamento della rete antiviolenza e delle case rifugio e l’introduzione di corsi di educazione sessuale in tutte le scuole pubbliche del territorio italiano.