Mai subalterni ai populisti

Notizie
28/01/2024

L’intervista di Matteo Richetti al Corriere della Sera

Matteo Richetti: Azione con chi andrà alle elezioni europee?

«Guarda a tutti i partiti dell’Alde, cioè i liberaldemocratici, i liberali, la Fondazione Einaudi, i socialisti liberali, i cattolici riformisti: se vogliono dare vita a una lista comune noi ci siamo». 

E a +Europa di Magi, Bonino e Della Vedova non pensate? 

«Sì certo. A loro prima di tutti. Adesso però tocca a +Europa decidere. Esclusa la possibilità di una grande ammucchiata noi siamo pronti a un lavoro comune». 

Che vuole dire? 

«Che Italia Viva per queste elezioni  ha scelto di aprire a qualunque alleanza  pur di raggiungere lo sbarramento, da Cuffaro alla Bonino, senza porre un tema di coerenza politica». 

E voi di Azione il quorum non volete raggiungerlo?  

«Certo e lo raggiungeremo, costruendo un progetto comune con chi ha valori e comportamenti condivisibili. Non basta la comune necessità di raggiungere una percentuale». 

Non temete di perdere componenti del partito? Magari diretti verso Forza Italia che in questi ultimi tempi è diventato un polo attrattivo...

«L’attrattività di Forza Italia io non la vedo. Vedo piuttosto un partito in grande difficoltà rispetto alla scarsa capacità di incidere sull’azione di governo. Prenda il  Mes: Forza Italia si è battuta allo stremo per l’approvazione portando a casa una sonora bocciatura in Parlamento»

Lei è arrivato ad Azione dopo aver  abbandonato il Pd. Pensa che non potrà mai  più esserci un’alleanza con i democratici? 

«Il Pd è sempre più lontano da noi, dentro ad un asse stabile di alleanza con i Cinque stelle. Prenda la Sardegna: si poteva costruire una prospettiva comune, hanno ceduto al diktat di Conte che voleva la Todde. Noi non possiamo essere subalterni ai populisti». 

Cos’altro? 

«È diventato un partito troppo autoreferenziale. Sono settimane che stanno discutendo della candidatura della Schlein o su quale rete farà il confronto con la Meloni, ma se l’obiettivo è costruire un’alternativa credibile alla destra forse è giunto il tempo di discutere di salari, sanità e crescita economica. Si definiscono partito del lavoro ma sulla vicenda Stellantis ci hanno lasciati soli a difendere investimenti e occupazione dell’automotive. Troppa ambiguità».

In che senso?

«Sulla questione energetica si riducono allo slogan “tutto green” senza spiegare come si costruisce il  mix energetico. Sulle questioni del lavoro manca il coraggio di sfidare corporazioni e atteggiamenti veterosindacali. Insomma c’è un equilibrismo che porta allo stallo».

(Intervista a cura di A. Arachi)