La nostra proposta è il modello tedesco

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07/02/2024

L’intervista di Mariastella Gelmini al Messaggero

Mariastella Gelmini, vicesegretario e portavoce di Azione, ieri avete presentato la vostra proposta di riforma costituzionale. Da dove si parte?

«Non si può pensare che l'elezione diretta del premier risolva ogni problema. Le riforme costituzionali di cui l'Italia ha bisogno comprendono interventi per mettere mano alla crisi della giustizia, ridare centralità al Parlamento e rivedere il processo legislativo. Due imperativi: mettere fine all'abuso dei decreti legge e prevedere uno statuto delle opposizioni. Nodi andrebbero affrontati in una commissione bicamerale ad hoc con funzione redigente».

Nei contenuti?

«La nostra proposta è il modello tedesco. Mentre noi cambiavamo 68 governi e 31 premier, la Germania ha avuto 25 esecutivi e 9 cancellieri. Il cancellierato garantisce stabilità, ma non toglie al capo dello Stato il potere di indicare il primo ministro. Il quale può revocare i propri ministri. E poi si introduce la sfiducia costruttiva: si può mandare a casa il governo solo se c'è una maggioranza alternativa».

Rispetto al premierato, il governo si è detto disponibile ad alcune modifiche.

«La maggioranza ha provato a correggere il meccanismo della sfiducia costruttiva, ma non ha eliminato il problema: il testo resta confuso».

Aprirete un dialogo?

«Credo sia interesse del premier confrontarsi con le opposizioni. La revisione del processo legislativo e lo stop all'abuso di decreti legge sono battaglie trasversali, su cui ci aspettiamo un segnale. Lamentiamo da tempo il cattivo funzionamento delle istituzioni: per invertire la rotta, serve un'ampia convergenza. Riforme non condivise, come abbiamo visto in passato, non vanno molto lontano».

Quali modifiche apportereste?

«Vedo tre limiti di fondo. Il primo è che il ddl crea un sistema ibrido, né presidenziale né parlamentare, dunque caotico. A cominciare dal potere di sciogliere le Camere, che deve restare in capo al Colle, così come la gestione delle crisi politiche».

E poi?

«I senatori a vita: sarebbe incomprensibile privarsi di personalità come Liliana Segre o Renzo Piano che danno prestigio e autorevolezza al Senato. Perché togliere questa prerogativa al capo dello Stato? Infine: un premio di maggioranza senza una soglia minima e senza previsione di ballottaggio non sta in piedi».

(Intervista a cura di A. Bulleri)