Una manifestazione per Navalny

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18/02/2024

L’intervista di Carlo Calenda al Corriere della Sera

Carlo Calenda, ha lanciato una manifestazione per Aleksei Navalny. Perché?

«Celebriamo un eroe della libertà, tornato in patria pur sapendo di venire ucciso».

Chi si aspetta che venga?

«Prima di tutto i cittadini. In tutte le piazze d'Europa è nata in modo spontaneo, in Italia no. È compito nostro organizzarla. E hanno aderito tutti i partiti e i sindacati. Una gran bella notizia, un'unità senza precedenti».

Mosca nega responsabilità. E c'è chi sospende il giudizio.

«Come ha detto Mattarella se muore un detenuto politico la responsabilità è di chi lo detiene. Chi lo denigra dicendo che era fascista e chi spiega che non si possono attribuire responsabilità è in malafede o al servizio di Putin».

La Lega sarà in piazza con voi. Su Navalny finirete in tribunale o il caso è chiuso?

«Lo spero. Mai fatto querele e mai ricevute: ancora aspetto quella di Landini».

La Lega è filo Putin?

«Sì, lo penso. Oggi meno apertamente di prima per puro calcolo politico. Da parlamentare europeo Salvini diceva che avrebbe dato indietro due Mattarella per mezzo Putin e indossava la maglietta con la sua faccia».

E ora?

«Basta vedere cos'ha detto Navalny: Aspettiamo, "capiamo". Era detenuto oltre il circolo polare artico, è stato portato a fare una passeggiata a meno 50 gradi. Cosa dobbiamo aspettare ancora per capire il pericolo?»

Quale pericolo intravede?

«La premier estone è già stata inserita nella lista dei Most wanted dalla Russia. E l'intelligence tedesca parla delle mire di Putin sull'Estonia. Se Trump vince e si sgancia dalla Nato, si può arrivare a un confronto diretto. Per scongiurarlo è urgente dotarci di un esercito europeo, di un miglior coordinamento della difesa europea. E invece vedo una non comprensione».

Da parte dell'Italia?

«Meloni ha mantenuto una linea diritta. Ma i fiancheggiatori inconsapevoli di Putin dilagano, talvolta ammantati da bandiere della pace».

Putin è un criminale di guerra. L'accusa è pesante.

«Ma io distinguo. La Lega è alleata di Putin tanto da avere avuto un rapporto formale, fino a poco tempo fa, con Russia Unita. Lo dimostra anche l'ordine del giorno presentato in Senato che chiedeva di ri riconsiderare il sostegno all'Ucraina. Poi c'è chi, magari in buona fede, chiede la pace ma non spiega come. La si dovrebbe raggiungere attraverso il disarmo dell'Ucraina? Quella non è una pace, è una resa».

Landini che organizza una mobilitazione per la pace?

«Nel secondo anniversario dell'invasione da parte di un dittatore sanguinario io sarò a Kiev con gli ucraini: lì è il fronte dove ci si batte per la libertà dell'Europa. Spero che dopo l'omicidio di Navalny quella di Landini diventi una manifestazione per la libertà, contro la dittatura di Putin e a supporto dell'Ucraina».

Chi pensa sia meglio cedere che far continuare il massacro è filo Putin?

«Ma qualcuno di loro ha sentito Putin? Landini ci ha parlato? Soprattutto chi glielo va a dire a Kiev? Questo errore l'abbiamo già fatto, tutti, con la Crimea. Persino il governo di cui facevo parte pensò di togliere le sanzioni a Mosca: sembrava che da quello 0,7% di bilancia commerciale dipendesse il nostro futuro. La debolezza della reazione occidentale con cui Putin ha ottenuto la Crimea gli ha dato la sensazione che potesse andare avanti, impunito. Lo stesso errore venne fatto a Monaco con Hitler quando ottenne i Sudeti, prese la Cecoslovacchia e poi la Polonia. La Seconda guerra mondiale nasce anche dall'irresolutezza occidentale nell'opporvisi subito».

Ora vede mancanza di risolutezza o interesse?

«Ci sono alcuni partiti che giocano sulla dissoluzione dell'Ue. Leader come Le Pen, Orbán, Wilders. Lo ha già fatto e lo rifarà Salvini: lo sentiremo sempre di più spesso puntare su una pace, intesa come resa a Mosca. E un'ipocrisia e una vergogna morale. Putin non si ferma cosi».

Allora come?

«L'unico mezzo per evitare il conflitto è investire sulla difesa con uno scudo antimissile europeo e una forza di reazione rapida. Nominare un Commissario alla difesa Ue e fare debito europeo per rafforzarci. Ma nessuno vuole alzare la spesa per gli armamenti. Però, da Pietro il Grande in poi la Russia è stata aggressiva in Europa per nascondere le fragilità interne, reprimendo il dissenso con violenza. Va contenuta e lo stanno facendo gli ucraini, dandoci il tempo di organizzarci. Così si ferma ».

(Intervista a cura di V. Piccolino)