Sulla valutazione dei magistrati si può fare di più

Notizie
19/02/2024

L'intervista di Enrico Costa al Tempo

A una settimana dal primo ok al ddl del ministro Carlo Nordio pronunciato dal Senato, la riforma della giustizia voluta dal Guardasigilli, che tra le altre cose cancella il
reato di abuso d'ufficio e modifica
le regole di pubblicazione di alcuni di nunvo
atti giudiziari, approda a Montecitorio. Un contributo importante al via libera di Palazzo Madama è arrivato anche grazie all’apporto concreto di Azione, un partito di minoranza. pronunciato dal Senato, la riforma della giustizia voluta dal Guardasi-gilli, che tra le altre cose cancella il reato di abuso d'ufficio e modifica le regole di pubblicazione di alcuni atti giudiziari, approda a Montecito-rio. Un contributo importante al via libera di Palazzo Madama è arrivato anche grazie all'apporto concreto di Azione, partito di minoranza.

Onorevole Enrico Costa il testo della riforma Nordio è appena arrivato a Montecitorio: qual è il futuro di questo provvedimento?

«Da un lato sarei molto contento se potessimo fare degli emendamenti migliorativi di un testo, voglio ricordarlo, che va nella giusta direzione.
Dall'altra, però, voglio dare un consiglio non richiesto sia al governo sia al ministro Nordio: mi auguro che la realizzazione della riforma venga conclusa prima delle elezioni europee di giugno. In caso contrario questo dal potrebbe finire all'interno del tourbillon delle dinamiche post elettorali, magari in un’eventuale trattativa con chi ha perso le elezioni».

Secondo lei il margine temporale è sufficiente?

«A mio parere sì. Mi faccia inoltre dire che ci sono dei temi che vanno di nuovo affrontati. Penso alle ingiuste detenzioni di cui si parla sempre
poco. Alle storture del processo mediatico, mi riferisco al fatto che non si dà mai abbastanza risalto alle sentenze di assoluzione. Inoltre non bisogna dimenticare la questione intercettazioni, in particolare quelle legate al virus Trojan».

Uno tra i mali cronici della giustizia è la storica carenza di personale amministrativo e di magistrati. Come si può invertire la rotta?

«Senza dubbio occorre un'infornata consistente di magistrati, senza utilizzare scorciatoie pericolose come i concorsi riservati per le toghe onorarie. Soprattutto servono segnali forti nei confronti di certe categorie. Spesso l'Anm si lamenta della mancanza di magistrati, ma non dice una parola sui colleghi fuori ruolo collocati nei vari ministeri. Perché? Conviene avere delle toghe nei gangli vitali dello Stato però così facendo abbiamo il potere giudiziario nella pancia del potere esecutivo. A livello costituzionale è qualcosa che non può reggere. Mi faccia aggiungere una cosa».

Prego.

«Speravo che sulla valutazione professionale dei magistrati si potesse fare di più. Non sono soddisfatto del decreto legislativo sui criteri che giudicano il loro operato: continueremo ad avere il 99,6% delle toghe con valutazione positiva. Va da sé che tale Sistema non fornisce un'analisi puntuale e dettagliata. In passato avevo proposto che nel fascicolo del magistrato comparissero tutti gli atti, ossia ogni esito dei vari casi trattati. Dunque per esempio se un pm svolge un'inchiesta che in seguito si rivela un flop, tale indagine verrebbe presa in considerazione durante la valutazione del Csm. Invece col modello attuale si procede con una documentazione dei casi a campione».

Altra nota dolente la digitalizzazione del comparto giustizia.

«Una circostanza sulla quale nessun governo si è mai veramente concentrato in modo da imporre un cambio di marcia. Tenga presente che la digitalizzazione non è solo costosa ma riguarda pure profili giuridici delicati. Non si tratta di una dinamica puramente meccanica».

Invece per quanto riguarda la cosiddetta separazione delle carriere circola l'ipotesi che venga rimandata a fine legislatura.

«A mio giudizio qualora venisse introdotto il premierato, la separazione tra pm e giudici non si farà. Perché si tratta di due modifiche è costituzionali che è molto complesso portare avanti contemporaneamente. Mi sembra evidente che sia uscita dai radar di alcune forze di maggioranza, però ho letto che Forza Italia vorrebbe calendarizzarla. Scelta che noi di Azione appoggeremmo».

Inutile negare il polverone mediatico che ha sollevato la cosiddetta norma bavaglio relativa al divieto per i giornalisti di pubblicare le ordinanze. Cosa risponde alle critiche?

«E una norma di dignità, già di fatto inserita nel codice di procedura penale da Giuliano Vassalli e di cui per trent'anni nessuno ha parlato. Diciamo che molti di coloro che hanno alzato gli scudi sono proprio quelli che fino a poco tempo fa stavano in silenzio. Ritengo strumentali le critiche fin qui fatte. Ribadisco ancora una volta che la norma non vieta di pubblicare notizie ma atti giudiziari non definitivi. Infatti se intervenisse l'assoluzione sarebbe complicato riscattare l'immagine di chi è stato protagonista delle cronache giudiziarie».

Intervista a cura di G. China