L’intervista di Ettore Rosato al Quotidiano Nazionale
"Noi non siamo nel campo largo e non c'è dichiarazione di nessuno che possa cambiare le cose". Entrando alla riunione della direzione nazionale di Azione, al vicesegretario Ettore Rosato preme anzitutto confutare l'affiliazione al centrosinistra rimproverata da Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Giusy Versace a suffragio della defezione.
Onorevole Rosato: non vi preoccupano tanti addii critici verso la collocazione di Azione alle regionali?
«Ne prendiamo atto. Dispiace dal punto di vista personale e non posso che augurare buon lavoro. Non si dica però che noi siamo nel campo largo. Anzi. Ci vengono rinfacciati in continuazione i nostri voti, che sono sempre di merito, quando sosteniamo provvedimenti del governo che consideriamo utili. Poi capita, e ricapiterà, che sosteniamo candidati col campo largo. Come capita, e ricapiterà, che sosterremo candidati alle amministrative col centrodestra. Perché facciamo quello che gli elettori normali si aspettano: scegliamo di sostenere non una posizione astratta ma il miglior sindaco e governatore per il loro territorio a prescindere dagli schieramenti».
In Liguria, Emilia-Romagna, Umbria state però col centrosinistra…
«Sì. Perché in Emilia-Romagna c'è un candidato riformista come Michele de Pascale, favorevole ai rigassificatori e che ha combattuto chi voleva bloccare le trivellazioni. E in Liguria il nostro gruppo dirigente, da sempre all'opposizione di Toti e Bucci, ha proseguito nel percorso e abbiamo ottenuto come Azione un impegno nel programma della coalizione di Andrea Orlando sulle infrastrutture».
Tra le fatiche di Italia Viva e quelle di Azione, non è che i riformisti arriveranno esangui?
«Solo se gli elettori riformisti continueranno ad ampliare il non voto. Il bipolarismo degli estremi, che vede partecipare sempre più solo i tifosi, è l'avversario contro cui combattiamo. C'è bisogno di uno spazio moderato al centro che sappia ricomporre la frattura provocata dallo scontro bipolare sempre più populista in Italia. E noi ostinatamente andremo avanti a costruirlo».
Non è già occupato da Forza Italia, col suo impegno su ius scholae e fine vita?
«Appena voteranno a favore di uno di questi interventi, sarò il primo a plaudere. Continuo a considerarli un partito con cui dialogare. Ma devono divincolarsi dalla morsa di Vannacci e della destra anti-europea».
I sondaggi comunque attestano che gli italiani non credono in spazi fuori dal bipolarismo…
«Gli stessi sondaggi rilevano che sempre meno gente va a votare. Possiamo avere l'ambizione di contrastare l'astensione e provare a spiegare che questo bipolarismo estremo paralizza il governo? Perché alla fine i due poli non sono in grado di trovare punti di mediazione. Come facciamo a trovare una sintesi col campo largo dove la distanza sui temi energetici, economici, di politica estera e di difesa o sulla giustizia è siderale? Bisogna tornare a chiedere il voto sulle cose che si vogliono fare. E come possiamo considerare coerente un governo che propone di privatizzare le poste ma in campagna elettorale ha riempito i social di messaggi contro la privatizzazione? Bisogna tornare a chiedere il voto su ciò che si vuole fare».
Nonostante lo scetticismo di Azione sul quorum, l'eventuale referendum sull'autonomia non potrebbe essere il tema per definire uno schieramento, come sostiene Renzi?
«Non siamo scettici, siamo certi che quel quorum non c'è. Serve il doppio delle persone che hanno votato alle europee per i partiti che contrastano quella riforma, compreso il nostro. Non succederà mai. Stanno facendo un gigantesco regalo a Calderoli e Salvini. Dopodiché quella riforma va abrogata dal prossimo parlamento».
(intervista a cura di Cosimo Rossi)