Schierarsi sempre, capire mai.
Questa settimana è iniziata con la mia presenza all’anniversario del massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre. La cosa che mi ha colpito è stata l’assenza di tutti gli altri segretari dei partiti di opposizione.
Come mai è accaduto? Credo che il punto fondamentale sia l’incapacità di scindere il ricordo delle vittime di quel massacro e la posizione sulle politiche perseguite dal Governo Netanyahu. Su questo come su tutti gli argomenti di cui si discute è oramai impossibile rappresentare qualsiasi posizione articolata.
Noi riteniamo che la politica del governo israeliano, in particolare a Gaza e da ultimo nell’attacco criminale alle strutture della missione Unifil, sia inumana, inaccettabile e priva di qualsiasi orizzonte strategico che non sia il continuo allargamento del conflitto. Ma questa posizione netta, espressa molte volte, non ha nulla a che fare con il doveroso ricordo delle vittime di Hamas.
Ciò che invece accade è che i social, che oramai determinano il tono del dibattito politico, e la conseguente semplificazione di ogni messaggio, producono un tifo da stadio generalizzato che cancella ogni capacità di profondità e persino di umanità. Se sei contro Israele non puoi ricordare le vittime israeliane. Se sei per Israele è inaccettabile che tu ne possa mettere in discussione le politiche e, anche se ricordi le vittime e ti batti contro ogni antisemitismo, sei di fondo un nemico del popolo ebraico.
In questo contesto segnato da continue estremizzazioni comunicative la realtà scompare.
E così il Governo più sovranista degli ultimi trent’anni finisce per produrre il piano strategico di bilancio più austero e “montiano” della storia repubblicana, senza una parola di scuse per tutte le balle raccontate agli italiani. Nel mio intervento al Senato ho rimarcato questo dato epocale.
Tutte, dicasi tutte, le velleità rivoluzionarie sovraniste si sono infrante contro la realtà. Cosa fa allora la Meloni? Un bel video Instagram in cui, senza alcuna domanda da parte dei giornalisti, racconta una favola sul taglio delle tasse e la splendida condizione dell’Italia, contraddetta dai numeri dello stesso documento ufficiale da lei presentato alle camere e mandato a Bruxelles.
Quello su cui la Meloni conta è che nessuno vada a guardare quei numeri. Sa che tutta l’informazione si limiterà a sposare la sua tesi o quella opposta, non sulla base della realtà, ma della faziosità. Siamo tutti schierati da qualche parte in Italia, ma in quest’ansia di schierarci si perde di vista ciò che è vero e ciò che è falso. Contemporaneamente viene meno la necessità di riflettere, di capire e di decidere di conseguenza. Si perde insomma l’essenza della cittadinanza consapevole.
Questo scontro continuo e inutile sta determinando il blocco dell’elezione dei giudici della Corte Costituzionale. La Meloni ha provato una forzatura contraria allo spirito della norma che vuole un accordo ampio per assicurare l’equilibrio della Corte. Con le altre opposizioni abbiamo bloccato questo tentativo non partecipando al voto. È chiaro che l’Aventino non può però essere un sistema di opposizione continuo. Ho visto rivendicarlo in giro con paradossali richieste di “Aventino perenne contro i fascisti”. Il che dimostra tra le altre cose una scarsa conoscenza storica, avendo l’Aventino favorito la definitiva transizione del fascismo verso un regime dittatoriale. Noi non voteremo mai un nome proposto dal Governo senza un accordo complessivo tra maggioranza e opposizioni. Ma questo accordo va attivamente ricercato. Da dicembre c’è il rischio che la Corte non sia più in grado di funzionare. Ed è un rischio che non si può correre.
C’è stata in questa settimana una nota molto positiva: ovvero l’accordo tra le principali opposizioni sulla proposta per un pacchetto di misure per salvare l’industria dell’Automotive.
Oggi finalmente l’Amministratore delegato di Stellantis, dopo una lettera di quasi tutti i segretari dei partiti di opposizione, sollecitata da Azione, si presenterà in Parlamento per chiarire – speriamo – quanto sta accadendo. Ma ciò che è più importante è il fatto che per una volta le opposizioni si siano riunite su una proposta e non su una protesta. Non accadeva dalla proposta per il salario minimo. Quella su Stellantis è una battaglia che Azione ha per molti anni condotto in totale solitudine. Continueremo a combatterla.
La strada della serietà, della mancanza di faziosità e della proposta è molto stretta. Lo capiamo. I tempi sono quelli dei politici intrattenitori, delle urla, delle opposte tifoserie. Ma Azione è nata per combattere questa degenerazione della politica che sta travolgendo tutte le democrazie occidentali. E per quanto tosto e difficile sia questo lavoro continueremo a farlo.
PS. Siamo ripartiti con la nostra reading list, ma con un nuovo formato, più interattivo. “Tra le Righe“. Ogni mese individuiamo un libro, ci diamo il tempo per leggerlo, e poi ci ritroviamo per commentarlo insieme. Questo è il mese di “Nexus” di Yuval Noah Harari. Se ti va di leggerlo e poi di confrontarci, l’appuntamento online è per il 30 ottobre. Iscriviti QUI per partecipare. Ti aspetto.