“Il PD detti la sua linea o un governo di scopo”
Il Paese è fermo, lo spettacolo del governo è indecoroso», dice Carlo Calenda. L'ex ministro dello Sviluppo economico - oggi leader di Azione - esclude di voler fare un partito con Renzi: "Il suo modo di fare politica non è serio". Fosse per lui, preferirebbe andare al voto. "Ma non è possibile, allora si faccia un governo di scopo guidato da Carlo Cottarelli. La situazione è critica, rischiamo di chiudere l’anno in piena recessione".
Non dà nessuna chance a questo governo?
Siamo fermi. Non c'è spinta sugli investimenti, hanno ridimensionato il piano "Industria 4.0", il tanto sbandierato Green new deal non ha niente dentro, neanche per il minitaglio del cuneo fiscale si scopre ora che manca un miliardo e ottocento milioni. Nuove crisi aziendali non sono presidiate, altre peggiorano, da Ilva ad Alitalia...
Il piano choc per la crescita di Renzi può essere una soluzione?
Il problema è la sua non credibilità. Non puoi fare un governo con i 5 stelle e poi stupirti della prescrizione, e dare continui scossoni. Il Pd, poi, lo vedo piegato sui 5 Stelle. Ha parlato di ius culturae, Di Maio ha detto no ed è finita là. Così su ogni altro tema.
I numeri parlamentari sono quelli...
Ma così si favorisce solo la crescita della destra. Il problema se lo debbono porre.
Qual è la via d'uscita, allora?
Il Pd torni su posizioni riformiste, puntando alla crescita, pronto ad andare a elezioni se la sua agenda non venisse accolta. Non può essere lo strenuo difensore di Conte, di un governo che non riesce a far niente. È paradossale che sia il Pd a difenderlo, dopo che ha dato prova - penso ai decreti sicurezza - di un trasformismo pericoloso. I cittadini non comprendono.
Ma se si vota, andrà con Renzi?
No. Non condivido assolutamente il suo modo di fare politica. Serve un lavoro lungo con comportamenti seri e trasparenti. Il suo modo di procedere nella crisi di agosto, e ora nel governo, lo trovo poco serio.
Molto dipende dalla legge elettorale.
Io preferirei un maggioritario a doppio turno, ma se deve essere proporzionale, mi auguro una soglia di sbarramento alta.
E poi come si governa? Il problema non si porrà dopo?
Occorrerà mettersi assieme in nome di una comunanza di valori. La destra si può battere. Era data per vincente ovunque e invece ha perso, non possiamo rimetterla in vita noi.
Con l’area non sovranista del centrodestra ci può essere interlocuzione? E con chi?
Penso a Mara Carfagna. O Enrico Costa. Ma anche per loro occorre il coraggio di svincolarsi. In Europa popolari e socialdemocratici governano insieme, tagliando fuori populisti e sovranisti. Invece in Italia i popolari sono sottomessi ai sovranisti, e i socialdemocratici ai populisti. Serve allora un grande partito centrale, ed è il progetto che stiamo portando a- vanti con Azione: popolari, liberaldemocratici e socialdemocratici al governo insieme.
Ma chi potrebbe essere l’incaricato di questo governo di tregua, Draghi?
Draghi no, non è in politica e va lasciato in pace. Penso piuttosto a un Cottarelli che guidi il Paese verso le elezioni, rimettendolo in sesto. Sarebbe un fatto molto positivo.
Una Lega alla Giorgetti ci potrebbe stare?
Il problema è che la Lega continua a dire cose fuori da ogni logica, un giorno vuole uscire dall’euro, un giorno no. Ma ora non si può andare a votare. E allora o ilPd riesce a imprimere un cambiamento di rotta nell’agenda di governo, o si fa un governo di scopo che porti al voto dopo la prossima manovra, con chi ci sta.Altre strade non ne vedo.
Intervista pubblicata nell'edizione odierna di Avvenire.