Calenda: “L’emergenza è un governo diviso e nel caos”
L'intervista di Carlo Calenda al Corriere della Sera.
Carlo Calenda, cosa pensa del fatto che Matteo Renzi si sia distinto dalla maggioranza nella votazione su Matteo Salvini?
"Io sono sempre molto critico con gli atteggiamenti di Renzi, che trovo ondivaghi, come sulla questione Bonafede, però qui c'è un punto di merito secondo me: o Conte è corresponsabile oppure quella nei confronti di Salvini diventa un'operazione politica".
È la motivazione che ha dato Italia viva.
"Credo sia una motivazione razionale. Dopodiché tutta questa manfrina non conta assolutamente niente rispetto alla questione fondamentale".
Cioè?
"Cioè che il governo è spaccato in mille rivoli, basta vedere la consistenza del decreto Rilancio, che è un'enciclopedia di misure frammentate con quasi un centinaio di decreti attuativi e una complessità gigantesca, mentre il Pil dell'Italia si avvia a essere -10 per cento. È una situazione di emergenza nazionale dove non so citare un solo provvedimento economico che abbia funzionato. Per esempio, invece di fare tutto questo giochino assurdo sulla percentuale di fatturato perso dovevano dare indietro gli anticipi Irap di novembre, cancellando di fatto l'Irap per quest'anno. La verità è che c'è uno stato di confusione totale in questo governo. Abbiamo uno che si alza e propone di istituire una sorta di guardia civica e viene smentito dal Viminale. Sono delle cose che in una situazione di crisi non si possono vedere. È un governo completamente allo sbando".
Per le tensioni nella maggioranza, innescate una volta da Italia viva, un'altra dai Cinque stelle o per altro?
"Io penso che i ministri di questo governo siano molto deboli. Non vuol dire che non sappiano fare nulla. Gualtieri ad esempio è una persona di prim'ordine dal punto di vista del rapporto con l'Europa ma non sa disegnare una misura di politica industriale. Conte, poi, è per vocazione un mediatore ma non ha una direzione di marcia. È una persona che di volta in volta cerca di trovare il punto di mediazione su qualunque cosa, anche in modo furbo, tenendosi più sul crinale delle paternali patriottiche che del lavoro operativo, ma nella più grande crisi dal ‘45 a oggi non si può avere un governo di galleggiamento".
Meglio un altro governo?
"Se avessimo a che fare con un'opposizione normale, parlo di Salvini e Meloni, sarebbe il momento di fare un governo di unità nazionale con gli amministratori bravi: Bonaccini, Zaia, ma anche Gori e Crosetto. Ma anche a maggioranza invariata bisognerebbe cercare di rafforzare i ministeri perché lo spettacolo che è andato in onda per esempio sulla scuola non c'è stato in nessun altro Paese. Un ministro che dichiara una cosa, il giorno dopo un'altra, la Ascani che dice facciamo l'ultimo giorno di scuola tutti insieme. Non abbiano fatto le lezioni e poi facciamo l'adunata finale? Ma che serietà c'è in tutto questo? Del resto, quando un governo non è in grado di pagare la cassa integrazione c'è un problema che ha anche fare con la capacità di uno Stato di affrontare una crisi".