Il pericolo della “faziocrazia”

L’alternarsi del dominio di una fazione su un’altra ha perpetrato in epoche diverse e paesi diversi le più terribili scelleratezze ed è di per sé un dispotismo spaventoso. Ne derivano disordine e miserie che poco a poco dispongono gli uomini a cercare sicurezza e serenità nel potere assoluto di un individuo”. Così scriveva George Washington a proposito della trasformazione della politica in un vuoto scontro di fazioni.

Le fazioni non sono partiti politici che competono per il consenso all’interno di un sistema di regole democratico liberale ma “raggruppamenti a carattere ideologico per lo più caratterizzati da settarismo e intolleranza”.

Questo è il processo che sta travolgendo tutto l’Occidente e che ha raggiunto il suo picco nelle elezioni americane di novembre. Le fazioni dividono i paesi in tribù, disconoscono il valore delle istituzioni comuni, non riconoscono legittimità alle ragioni degli avversari trasformati in nemici; stravolgono il senso della politica come arte di Governo. Questo meccanismo spinge una larga fetta dei cittadini lontano dalla politica mentre radicalizza coloro che rimangono.

Le ragioni profonde di questa trasformazione della democrazia in “faziocrazia” sono molteplici e vengono da lontano, ma l’esito, nella storia, è stato sempre lo stesso, ovvero quello descritto da Washington: il dispotismo.

Il 2025 sarà un anno particolarmente difficile in questo senso per tutto l’OccidenteEuropa in testa. L’Unione Europea si troverà schiacciata tra i dazi americani, l’imperialismo russo e l’aggressività commerciale cinese. All’interno degli Stati membri la destra e la sinistra radicale si saldano nel chiedere il disimpegno dall’Ucraina e il boicottaggio della difesa unica europea. Anche per questo la commissione europea sembra confusa e inconcludente.

In Medio Oriente la situazione non è destinata a migliorare. L’aggressività dei regimi nemici della democrazia occidentale – Iran, Hamas, Corea del Nord, Russia e sia pure in forme diverse Cina – ha destabilizzato anche quest’area. A questo proposito tengo a ribadire che la nostra posizione favorevole al diritto di Israele di esistere e di difendersi non assolve in alcun modo il Governo Netanyahu dallo scempio umanitario e dalla condotta criminale tenuta soprattutto a Gaza. Speriamo davvero che il 2025 sia l’anno di una soluzione politica che veda nascere uno Stato palestinese e riporti il Governo di Israele in mani responsabili.

Parto da questa premessa nell’ultima newsletter del 2024, perché una delle caratteristiche della nostra comunità politica è quella di mantenere sempre una prospettiva storica, prima che tattica o mediatica.

In Italia, così come negli altri paesi occidentali, la democrazia non sembra più essere in grado di proteggere i cittadini e gestire il cambiamento anche perché le classi dirigenti hanno scarsa consapevolezza dei processi storici e confinano tutte le loro attività nell’immediato. L’epoca dei politici influencer nasce da questo. Il ritorno della Storia la spazzerà via. Azione è rimasta salda nei suoi valori e coerente con la sua missione di contrasto al populismoGli altri partiti riconoscono il proprio nemico nell’avversario politico, noi nel populismo e nella faziosità. In questo senso siamo profondamente repubblicani. Preservare i valori della Costituzione rimane per noi La priorità.

Nel mio intervento in Senato (che potete rivedere QUI) ho cercato di spiegare questa “impotenza della politica” che non riesce più a produrre alcun cambiamento nei processi fondamentali dell’azione pubblica. Scuola, sanità, sicurezza, politica industriale, ogni cosa che richiede un lavoro strutturale sembra diventata o troppo difficile o troppo lunga per essere compatibile con i tempi convulsi della comunicazione politica.

Destra e sinistra non sono uguali ma sono ugualmente contagiate dal populismo: il “green” usato come generico slogan senza ponderare le conseguenze; l’introduzione di 50 nuovi reati per dare l’impressione di occuparsi di sicurezza; gli slogan vuoti e assurdi di Landini sulla rivolta sociale; i centri in Albania rimasti deserti e inutilizzati, per dare l’impressione che ci si occupa di un problema complesso come l’immigrazione; tutto è sempre e solo “rumore propagandistico” nella politica italiana.

Azione nel 2024 ha fatto battaglie importanti che hanno obbligato la politica italiana ad occuparsi della realtà. Pensate a Stellantis, una crisi annunciata da anni ma ignorata dalla sinistra per ragioni di connivenza con i giornali del gruppo Gedi e dal Governo Meloni, che per bocca di Urso prospettava un milione di veicoli prodotti per quest’anno! Abbiamo combattuto per avere prima Tavares e poi Elkann in Parlamento, siamo stati vicini agli operai e abbiamo presentato un piano sull’automotive che il Governo sarà obbligato ad implementare.

Nella prima metà di gennaio depositeremo la legge di iniziativa popolare per riportare subito il nucleare nel mix energetico italianoVoglio ringraziare i volontari, soprattutto giovani, che si sono spesi per questa battaglia per la scienza e la razionalità.

L’unico provvedimento di politica industriale della manovra, l’IRES premiale per chi investe nella propria azienda, è contenuto in un emendamento di Azione approvato dalla maggioranza.

Sento tante chiacchiere su centri e centrini che inevitabilmente finiscono per essere cespugli della destra e della sinistra. Abbiamo visto partiti politici “di centro” che criticavano la nostra battaglia sul salario minimo condotta con la sinistra, precipitarsi scompostamente nel campo largo dopo le europee e all’opposto, persone che dopo essere state elette nelle file dell’opposizione sono finite nei cespugli della maggioranza. Tutti comportamenti che non ci appartengono. Nel bene o nel male siamo gli unici rimasti coerentemente nella stessa posizione in cui gli elettori italiani ci hanno messo.

Il nostro posizionamento politico è dato dalle nostre proposte e non viceversa. Siamo europeisti e ci riconosciamo nei valori delle democrazie liberali occidentali; a favore dello sviluppo e della crescita; per uno Stato forte nelle sue funzioni essenziali (scuola, sicurezza e sanità) ma contro il proliferare di società partecipate e dell’intervento pubblico; contro il regionalismo autonomistico che crea centri di potere clientelare e moltiplica le inefficienza; garantisti ma attenti all’etica pubblica;  a favore della concorrenza e del libero mercato ma contro il capitalismo predatorio e senza regole.

Soprattutto consideriamo il “buon governo” l’obiettivo fondamentale della politica contro ogni deriva ideologica. Sono i nostri valori e le nostre idee a porci al centro dello schieramento politico, indipendenti dalla destra e dalla sinistra.

È stato una anno a tratti molto difficile. La sconfitta alle elezioni europee, dopo il naufragio del Terzo Polo ha messo a dura prova elettori e militanti. Errori sono stati certamente commessi. Come segretario di questa comunità me ne assumo, insieme al gruppo dirigente, la piena responsabilità. Anche per questo è giusto e necessario tenere un vero congresso democratico, aperto e contendibile. Mai una volta però abbiamo rinunciato alle nostre battaglie o ai nostri valori, a partire dalla serietà e della competenza.

Sono convinto più di prima che di un partito repubblicano, popolare, riformista e liberale questo paese ha disperato bisogno e che è compito di Azione costruirlo. La porta è aperta davvero a tutti. Non è un progetto facile ma è immensamente appassionante.

Buon anno a tutti voi. Abbiamo bisogno del vostro impegno e del vostro sostegno.

Permettetemi di rivolgere l’ultimo pensiero dell’anno a Cecilia Sala, rapita dal regime criminale iraniano. Speriamo di vederla presto libera. Del giornalismo forte e indipendente di Cecilia abbiamo tutti grande necessità.