Scuola, il MIUR non si assume nessuna responsabilità
Laura Scalfi: "La Ministra Azzolina non ha intenzione di investire su un potenziamento della didattica"
Le linee guida decretano in modo inequivocabile che lo Stato in modo pilatesco scarica la responsabilità per l’avvio delle scuole a settembre su regioni, enti locali e istituzioni scolastiche e dirigenti. Oltre al ritardo ingiustificato con cui arrivano queste attesissime linee guida si scopre che il MIUR non si assume nessuna responsabilità su come riaprire le scuole, non stabilisce tempi standard, rimanda a norme del CTS del 28 maggio e ai successivi aggiornamenti che ancora non ci sono.
La cosa che fa inorridire è che le linee guida decretano la fine del diritto all'istruzione scavando un divario tra scuola e scuola, provincia e provincia e aree geografiche del Paese a cui se non si porrà rimedio immediatamente resterà incolmabile. Non si definisce il tempo scuola, ma lo si lascia indefinito e da definirsi in base agli spazi e alle risorse disponibile purché sia garantito che gli alunni della medesima scuola abbiano la medesima offerta formativa. Non si definisce un numero di studenti per classe ma si ipotizza che le tesse possano essere smembrate, accorpate sempre a seconda degli spazi anche extrascolastici che sul territorio si riusciranno a reperire. Appare senza ombra di dubbio che la Ministra Azzolina non ha intenzione di investire su un potenziamento della didattica per permettere anche il recupero di quanto perso nei mesi di lockdown e il risultato certo è che il 14 settembre in Italia non ci sarà più, almeno idealmente, un'unica scuola pubblica (statale e paritaria) ma 40.000 scuole che in base alle disponibilità loro, degli enti locali di riferimento e della 'ricchezza' sociale e culturale dei loro territori struttureranno un'offerta diversa e garantiranno ai loro alunni apprendimenti diversi per durata, organizzazione qualità ed efficacia. Ancora una volta i bisogni della scuola non entrano nell’agenda del Governo.