Costa: un sito per rimettere al centro la Giustizia
L'intervista di Enrico Costa a Il Riformista.
Due giorni fa l'onorevole di Azione Enrico Costa si è fatto promotore, insieme ad altri colleghi, della presentazione del sito presuntoinnocente.com. Lo scopo dell’iniziativa è quello di pubblicare informazioni, opinioni, proposte e soprattutto ospitare testimonianze di cittadini che raccontino la loro esperienza a contatto con la Giustizia. Alla base di tutto una profonda cultura garantista senza il 'ma' davanti.
Onorevole da dove nasce la necessità di questo progetto?
Dalla quotidianità delle battaglie che portiamo avanti e dalla consapevolezza che esse non appartengono ad una sola forza politica ma toccano la sensibilità di tante persone. I partiti molto spesso comprimono queste sensibilità assumendo posizioni contraddittorie. Va molto di moda oggi essere garantisti con gli amici e forcaioli con gli avversari, contrari alla candidatura dei magistrati in politica salvo che sia il proprio schieramento a presentare alle elezioni un pm, mostrare il dubbio sulle azioni giudiziarie del tuo vicino di banco ed essere certi degli addebiti all'avversario. È necessario, dunque, liberare le forze e le sensibilità attente alle garanzie e ai diritti dei cittadini. Un indagato non è un numero in un fascicolo giudiziario ma una persona in carne ed ossa, così come gli atti giudiziari non sono meri fogli di carta, ma rappresentano delle clave che colpiscono intere famiglie e le loro relazioni lavorative, di amicizia e politiche.
Con questo nuovo clima, e soprattutto con questo Ministro della Giustizia sarà possibile porre al centro della discussione della giustizia una visione garantista?
Nelle affermazioni di principio e nelle linee guida che si è dato il Ministro c'è un approccio in questo senso. Spero però che quando si arriverà a dover definire i testi e le norme non si punti al compromesso. Faccio un esempio: entro l'8 agosto il Governo dovrà emanare il decreto legislativo di recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza. Cosa verrà scritto nel decreto? Si vieteranno le conferenze stampa dei pm con i video della polizia giudiziaria, con i volti degli indagati, con la pubblicazione delle intercettazioni e dell'ordinanza di custodia cautelare? Si immagineranno delle norme disciplinari per chi violerà queste disposizioni? Altro esempio: leggo di ipotesi di accordo sulla prescrizione, sollecitato dal M5S e promosso dal PD. Per me è irricevibile, e mi fa piacere che anche Forza Italia si sia opposta. Siamo in una situazione in cui non si tratta di fare delle norme per cui un partito aggiunge una parola e un altro ci mette la virgola. Si tratta di scegliere tra il fine processo mai del M5S e una ragionevole durata del processo. La domanda è pertanto questa: si arriverà ad una soluzione che, oltre ad ispirarsi ad alti principi teorici, produca altresì delle norme all'altezza di quegli stessi principi?
La Ministra della Cartabia rivolgendosi, anche se non direttamente, a magistrati e avvocati ha detto «Serve una seria assunzione di responsabilità, non prevalgano interessi di categoria». Non è che con questo atteggiamento e con la fretta che ci chiede l'Europa si rischia di sacrificare delle garanzie nella riforma?
Oggi di tutto abbiamo bisogno tranne che di un compromesso. Occorrono scelte chiare e determinate. Il compromesso è quello che, tanto per fare altri esempi, ha anestetizzato la legge sulla responsabilità civile dei magistrati, è quello che ha dato origine al Lodo Conte bis, è quello che distingue tra gli assolti e i condannati in primo grado come se nella nostra Costituzione non esistesse la presunzione di non colpevolezza fino ad una sentenza definitiva. E potrei andare avanti. Fare un compromesso significa escludere scelte coraggiose. Credo però che la Ministra Cartabia abbia tutte le carte in regola per poterle compiere. Deve solo evitare di essere risucchiata dalla logica della mediazione.
Alla conferenza stampa dell'iniziativa sono intervenuti anche Crosetto (FdI), Giachetti (IV), Bartolozzi (FI), Pittella (PD). Erano lì a titolo personale o in rappresentanza del partito?
Sono tutte persone che insieme a me sono unite da una sensibilità. Alla Camera, in tantissimi mi hanno esposto la volontà di essere al nostro fianco. Io vorrei che i temi della giustizia fossero considerati temi “di coscienza” e i partiti lasciassero esprimere la sensibilità dei singoli. Se ciò accadesse ci sarebbe un ribaltamento di molte scelte parlamentari. Penso che riusciremo a coinvolgere nel progetto sempre più persone. Si tratta di un filone culturale aperto non solo a politici ma a giornalisti, magistrati, avvocati, gli accademici, esponenti della società civile.
L'intervista di Enrico Costa pubblicata sull'edizione odierne de Il Riformista.