Sulle delocalizzazioni più tutele ai lavoratori ma no sanzioni arbitrarie
Carlo Calenda ospite a Omnibus.
"Le delocalizzazioni non si posso impedire perché nel mercato europeo esistono la libertà di circolazione e di stabilimento. Ciò detto, due mesi fa Azione ha inviato al presidente Draghi e ai ministri competenti una proposta in cui abbiamo scritto che se un'impresa deve delocalizzare deve assicurare almeno il tempo di individuare qualcuno che può subentrare perché l’imprenditore non può dire 'sono venuto in Italia ma me ne vado nel giro di ventiquattro ore'. L'azienda deve assumersi la responsabilità, perché spostare un'attività produttiva ha un forte impatto economico e sociale su un territorio.
In questo caso non si tratta di dire 'l’impresa non se ne può andare', ma assicurare che se l'azienda delocalizza debba collaborare e garantire almeno un anno di negoziato per individuare una soluzione. La bozza in discussione, invece, ha un grosso problema perché va oltre, concedendo al Ministero dello Sviluppo Economico un potere totalmente arbitrario in cui può decidere se l’azienda ha fatto bene o meno il lavoro previsto e sulla base di questo erogare una sanzione. É profondamente sbagliato perché la sanzione rischia di diventare arbitraria e questo non è accettabile.
Sono d'accordo a un decreto legge sulle delocalizzazioni perché ci sono molti casi di crisi aziendali in cui le aziende spostano l’attività dalla mattina alla sera. Due mesi fa Azione ha mandato a Draghi e ai ministri competenti una proposta in cui abbiamo scritto che se devi delocalizzare devi assicurare almeno il tempo di individuare qualcun che può subentrare perché l’imprenditore non può dire 'sono venuto in Italia ma me ne vado nel giro di ventiquattro ore perché ho trovato un’opportunità in Slovacchia'. L'azienda deve assumersi la responsabilità che spostare un’attività produttiva ha un forte impatto economico e sociale su un territorio.
Nel passato l’Unione Europea ha giocato secondo le regole del libero mercato mentre altri Paesi, come la Cina e gli Usa, no. Per questa ragione si è creato uno squilibrio che oggi va corretto, anzi andava corretto anni fa. L’arbitrarietà genera la fuga di capitali, la certezza delle regole e la responsabilità no".