Con Kiev, per la libertà
Oltre settecento giorni di guerra. Due anni di conflitto, oggi. Sessantamila soldati (almeno) e diecimila civili ucraini morti. Una nazione sfigurata, intere città distrutte, danni per 500 miliardi di dollari che potranno essere riparati nel corso di decenni. Questa è l'Ucraina oggi, questo è il Paese che il 24 febbraio del 2022 Vladimir Putin ha aggredito.
Di fronte alle sue violenze, soprattutto dopo l'omicidio di Alexei Navalny, la comunità internazionale, e l'Occidente, non può più permettersi balbettii, timidezze o doppie morali. Putin va fermato: aprendo una linea finanziaria europea per Kiev per comprare armamenti, sul modello di quella fatta dagli Usa alla Gran Bretagna all’inizio della guerra; trasferendo all’Ucraina 60 miliardi all’anno dei beni russi congelati (che ammontano a circa 300 miliardi) fino a che Putin non si ritirerà; inserendo l’Ucraina da subito nel pilastro della difesa europea; varando una normativa più restrittiva sulle influenze russe nei processi democratici occidentali, sanzionando chi collabora con la propaganda russa, monitorando i flussi finanziari da e per giornalisti, professori, politici e oscurando gli account social che fanno propaganda usando fake news.
Il punto di questa guerra non è la possibilità dei russi di vincerla, ma la mancanza di un serio impegno occidentale per non perderla.
Sono due anni che gli ucraini combattono per restare in vita. Per non essere sopraffatti come popolo e come identità. Si sono battuti e continuano a farlo con coraggio, consapevoli di opporsi a un esercito numericamente e militarmente più forte e meglio armato. La situazione per Kiev si è fatta ormai gravissima; Mosca ha riconvertito la sua economia ad economia di guerra, per ogni proiettile ucraino ce ne sono sei russi. Gli ucraini patiscono mancanze di equipaggiamento e di munizioni. E nonostante questa condizione continuano a difendere il loro Paese con truppe volontarie, formate sempre più da giovani sotto i 27 anni.
Sono tornato a Kiev in missione con il Vicepresidente di Azione Ettore Rosato, per una serie di incontri istituzionali e diplomatici. E proprio ieri nei paraggi del Muro della Memoria che celebra i difensori caduti, mi sono casualmente imbattuto nella commemorazione di un soldato ucciso in battaglia. Nei volti costernati dei suoi commilitoni e dei suoi familiari ho visto dolore ma anche fierezza, disperazione ma non rassegnazione. Ed è a partire da quei volti, oggi 24 febbraio 2024, che dobbiamo sforzarci di ricordare sempre che la lotta dell'Ucraina contro Putin è anche la nostra lotta, di europei e italiani. Che abbandonare gli ucraini significherebbe contribuire alla vittoria di un regime assassino e imperialista. Che parlare a sproposito di pace vuol dire solo accettare la resa.
Non possiamo consentirlo. Oggi, come ieri, come domani. Con Kiev per la libertà.
#SlavaUkraini