Da Conte sequenza di annunci che non hanno nulla di concreto

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28/04/2020

L'intervista di Carlo Calenda a Il Mattino: "Nessuna indicazione su mascherine, test sierologici e rilancio economico".

Onorevole Calenda, che cosa pensa degli annunci del premier Conte domenica sera sulla cosiddetta fase due?
"Fino ad ora ho commentato solo i provvedimenti economici del governo e non quelli sanitari. Ma, dopo l’ultima conferenza stampa di Conte, devo dire che sta diventando davvero ridicola questa sequenza di annunci che nulla hanno di concreto nella gestione dei tempi dell’emergenza e dei provvedimenti che il governo intende prendere".

È convinto che ci sia poca concretezza negli annunci di Conte?
"Sì. L’unica cosa che si capisce è che 2,7 milioni di lavoratori del manifatturiero riprenderanno l’attività. Sono 2,7 su 23 milioni di lavoratori. Ancora una volta, nessuna programmazione, l’unica cosa concreta che il governo ripete da due mesi è che dobbiamo stare a casa e che gli italiani sono stati bravi. Poi il nulla".

Cosa si aspettava, invece, dal premier Conte?
"Che spiegasse cosa si deve fare per evitare il crollo in vista di una possibile ripresa dell’epidemia da ottobre. Tutto viene riversato sugli italiani, come a dire arrangiatevi stando a casa. Niente sulle mascherine, o sui piani per i test sierologici che non sono sufficienti neanche per medici e infermieri, solo per fare due esempi. E niente neanche sul piano rilancio economico".

Cosa avrebbe dovuto fare il governo?
"Prendere decisioni diversificate per le diverse aree del Paese, che presentano differenti stadi di contagio. Riaperture differenti, predisponendo poi tamponi a tappeto per i lavoratori consentendo davvero la piena ripresa alle attività che possono riavviarsi. Faccio un esempio, la Germania: si dice ai genitori, se non sapete come gestire i figli allora potete lavorare da casa. Un esempio per dire che la diversificazione nella ripresa è la soluzione, ma gestita e studiata in dettaglio".

Neanche la cassa integrazione disposta per i lavoratori delle aziende che hanno sospeso l’attività la convince?
"È stata gestita male. Pensi che su 7.300.000 lavoratori in cassa integrazione, in ben 4.700.000 casi i soldi sono stati anticipati dalle imprese. L'INPS è intervenuto finora solo con pagamenti per 7000 posizioni. Per non parlare dei 600 euro su cui non c’è stato completamento di accrediti, mentre si parla di una conferma. Insomma, ritardi e cattiva gestione dell’emergenza".

Boccia anche il comportamento del governo con l’Unione europea?
"Abbiamo bisogno di 500 miliardi, che saranno il nostro debito per l’emergenza. Se 200 li dà la BCE, gli altri dovranno essere assicurati da bond su cui c’è tanta confusione. Per ora, si è pensato ad aiuti alle imprese con prestiti che significano indebitamente e anche in questo caso l’atteggiamento è stato quello di riversare tutto sulle capacità di reazione dei cittadini e degli imprenditori, si parla tanto di ideologie e teorie, poco di gestioni concrete. È il limite del governo".

È pessimista sulla ripresa economica?
"Molto, anche nel Sud che partiva da difficoltà economica, già prima di questa emergenza i problemi si aggraveranno. Eppure, non solo la Germania, ma anche la Spagna e il Portogallo stanno indicando vie concrete alla ripresa. Credo sia meglio pensare a più autocertificazioni per aiutare la vera ripresa. In un Paese così fragile come il nostro, l’immobilismo complica tutto".

Pensa che la politica stia decidendo poco, coprendosi dietro le analisi scientifiche?
"Credo che per questa emergenza la corresponsabilizzazione di tutte le forze politiche sarebbe stata importante. Purtroppo, anche le opposizioni hanno dimostrato scarsa concretezza e eccessiva ideologizzazione. Nel 1945, le diversità tra le forze politiche furono superate dalla coscienza che, mediando tra le posizioni, tutti insieme si poteva ricostruire il Paese. Oggi non avviene".

Cosa pensa della diversità di decisioni tra governo e Regioni, che stanno così tanto disorientando gli italiani?
"Siamo di fronte a un grande caos. Sono favorevole al federalismo, ma in questa emergenza stiamo assistendo ad una deresponsabilizzazione del governo che è contento di scaricare alcune scelte alle Regioni. Tutti fanno conferenze stampa, governo, Regioni, consulenti, commissioni tecniche. Invece di risolvere e gestire i problemi concreti e non parlare solo di grandi temi epidemiologici, si fanno proclami e inviti a stare a casa. Più coraggio nelle scelte e più capacità di gestione, meno proclami. Altrimenti non capisco come si possa riuscire ad andare avanti limitando i danni di questa difficile emergenza".