Due popoli e due Stati – La mozione di Azione

La Camera,

premesso che

il pogrom organizzato e realizzato da Hamas il 7 ottobre 2023 era anche finalizzato a interrompere il processo di pacificazione mediato dagli Stati Uniti tra Israele e alcuni paesi arabi, in base ai cosiddetti “Accordi di Abramo”, da cui sarebbero derivati effetti anche rispetto alla gestione dei rapporti israelo-palestinesi;

tali rapporti sono da anni congelati a causa di una serie di ragioni, tra le quali spicca il rifiuto di Hamas di unire il campo palestinese in una strategia diversa da quella terroristica e la scelta dei governi guidati dal primo ministro Netanyahu di accrescere le divisioni tra i palestinesi e conseguentemente il peso di Hamas, al fine di allontanare qualunque prospettiva negoziale e proseguire una strategia, illegale rispetto alle stesse leggi israeliane, di colonizzazione di vaste aree della Cisgiordania;

la strategia dei “due popoli, due stati” non è mai stata così distante dall’agenda degli interlocutori di parte israeliana e palestinese che dovrebbero, in teoria, perseguirne la realizzazione e nondimeno costituisce l’unica prospettiva realistica di pacificazione e di sicurezza per l’intera regione mediorientale, anche al di là dei confini delle aree contese e rivendicate dalle parti in conflitto;

il presupposto inderogabile di questa strategia è la reciproca garanzia da parte israeliana e palestinese del diritto all’esistenza, alla libertà e alla sicurezza dei due stati, nel reciproco riconoscimento dei rispettivi confini;

di tale presupposto mancano oggi le condizioni minime; manca un unico interlocutore, democraticamente legittimato ed effettivamente rappresentativo delle istanze della popolazione palestinese, disponibile a negoziare un accordo con Israele fondato sul riconoscimento dello stato ebraico; manca una compagine di governo in Israele che interrompa la logica del fatto compiuto e l’utilizzo degli insediamenti dei coloni come strumento di occupazione territoriale e di boicottaggio politico dei rapporti con l’ANP;

oggi si assiste al contrario alla radicalizzazione del conflitto israelo-palestinese a causa del pogrom del 7 ottobre e della guerra che ne è seguita, con il un duplice risultato: il rafforzamento del ruolo di Hamas e l’ulteriore marginalizzazione dell’ANP, cui va invece confermato un ruolo di interlocutore reale e rappresentativo; e le profonde divisioni della società e della politica israeliana sulle responsabilità dell’esecutivo in carica nella mancata prevenzione dell’attacco e nella gestione dell’emergenza, in ordine alle operazioni militari a Gaza e al mancato rispetto del diritto umanitario, oggetto anche dei distinti procedimenti della Corte internazionale di giustizia e della Corte penale internazionale;

in questo quadro il riconoscimento dello Stato di Palestina operato da alcuni paesi europei (Spagna, Irlanda e Norvegia), se pure volto, nelle intenzioni, ad affermare simbolicamente l’ancoraggio politico alla strategia dei “due popoli, due stati” rischia, negli effetti, di ingenerare un duplice equivoco, politico e giuridico; in primo luogo, apparendo come una sorta di riconoscimento e premio alla strategia terroristica di Hamas, che è con Hezbollah e con la Repubblica islamica dell’Iran la più acerrima nemica e il principale ostacolo alla realizzazione del principio dei “due popoli, due stati”; in secondo luogo riconoscendo realtà statale a una entità politica senza alcuna sostanza istituzionale, cioè senza confini e senza rappresentanti legittimi, e ridotta a promanazione ideologica delle rivendicazioni di Hamas;

tenuto, altresì, conto che:

nel 2012 alla Palestina è stato concesso da parte delle Nazioni Unite lo status di Stato non membro osservatore;

nel contesto del conflitto israelo-palestinese, il Parlamento europeo ha più volte incoraggiato un percorso basato sul principio “due popoli, due stati”, in particolare con la Risoluzione del Parlamento Europeo 2014/2964(RSP) sul riconoscimento dello Stato di Palestina, la Risoluzione del Parlamento Europeo 2022/2949(RSP) sulle prospettive della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati per Israele e Palestina e la recente Risoluzione 2024/2508 sulla situazione umanitaria a Gaza, la necessità di raggiungere uncessate il fuoco e i rischi di un’escalation regionale;

entrambi i popoli hanno diritto di vivere in pace e sicurezza e ciò implica sia il diritto di proteggere il rispettivo territorio sia quello di difendere i propri legittimi interessi;

nella prospettiva di conseguire concreti risultati, risulta essenziale profondere ogni sforzo al fine di favorire un iter di genuina evoluzione e rafforzamento in chiave democratica dei vertici palestinesi, quale base per una solida riconoscibilità e affidabilità degli interlocutori negoziali, tenendo presente la storia, l’esperienza e il ruolo dell’Autorità Nazionale Palestinese;

impegna il Governo

1) ad operare d’intesa con le istituzioni e i paesi membri dell’Ue, nonché coi paesi alleati del blocco euro-atlantico, a partire dagli Stati Uniti, per ripristinare le condizioni politiche indispensabili per l’effettiva ripresa di un processo negoziale israelo-palestinese, in base al principio dei “due popoli, due stati”, fondato sul contrasto alla strategia e all’organizzazione terroristica di Hamas, sul coinvolgimento degli stati arabi nella gestione della transizione e della ricostruzione a Gaza e sulla mobilitazione internazionale contro gli insediamenti illegali di Israele in Cisgiordania, nel contempo profondendo ogni sforzo affinché le parti in conflitto si attengano agli obblighi sanciti dal diritto internazionale umanitario, in primis per quel che concerne la fornitura di acqua, cibo e servizi sanitari alla popolazione civile;

2) a sostenere il piano promosso dall’amministrazione Usa e dal Presidente Biden e approvato nel recente vertice del G7 in Italia, per giungere a un cessate il fuoco immediato a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi e al potenziamento dell’assistenza umanitaria alla popolazione civile, nel rispetto del diritto alla sicurezza di Israele e dei suoi cittadini e del diritto internazionale umanitario per quanto concerne i territori e i cittadini palestinesi;

3) ad adoperarsi affinché la Comunità internazionale si impegni a garantire che, a seguito dell’auspicabile progresso dei negoziati di pace, venga definita una road map credibile per la soluzione politica del conflitto, costruita sul principio della soluzione a due stati e finalizzata all’obiettivo del riconoscimento dello Stato palestinese.

Ettore Rosato, Federica Onori, Matteo Richetti, Elena Bonetti, Fabrizio Benzoni, Antonio D’Alessio, Valentina Grippo, Giulio Cesare Sottanelli