Esame da avvocato: l’arte del non governare
Perché affrontare un problema quando lo si può rinviare? Questa la filosofia del Governo di fronte all’esame da avvocato.
“Perché affrontare un problema quando lo si può rinviare?”. Questa la filosofia del Governo di fronte all’esame da avvocato. Ogni anno per accedere al mondo del lavoro più di 20.000 candidati sostengono un esame che lo stesso Ministro Bonafede definiva “non rispondente a criteri di razionalità e” che produce “esiti casuali e non sempre rispondenti agli effettivi meriti degli aspiranti avvocati”.
Il Ministro proseguiva fissando “l’obiettivo di ridimensionare e sdrammatizzare l’esame”. Più che sdrammatizzare, il Governo ha trasformato il dramma in tragedia.
L’emergenza sanitaria ha imposto a ciascuna professione di confrontarsi con la realtà, organizzando gli esami di abilitazione secondo modalità compatibili con le precauzioni sanitarie. Tutte le professioni hanno, quindi, evitato di prevedere prove scritte da svolgere in migliaia di persone presso un’unica sede.
Tutte tranne una: quella che fa capo al Ministero della Giustizia.
Il Ministro Bonafede, fuggendo dal confronto con la realtà, è semplicemente rimasto inerte, portando l’esame al collasso.
La sessione 2019 ha accumulato i ritardi più consistenti della storia della Repubblica. La sessione 2020 non ha più neppure una data prevista di svolgimento.
Nel silenzio del Ministro si consuma il dramma umano e professionale di un’intera generazione di giuristi a cui, dopo circa 10 anni di investimenti delle rispettive famiglie, viene precluso ogni canale di accesso alla professione.
Nei mesi scorsi avevamo proposto che ai candidati all’esame di abilitazione alla professione di avvocato fosse garantito il completamento delle correzioni degli elaborati scritti entro e non oltre il termine – già ampiamente derogatorio rispetto agli ordinari termini di legge – del 31 luglio 2020. Ipotizzando che ove anche tale minima e indefettibile garanzia della ragionevole durata del procedimento di abilitazione fosse violata, si ragionasse - extrema ratio - sull’ammissione dei candidati alla prova orale d’esame.
Giunti a metà novembre in questa situazione, a dir poco deprecabile, Azione condanna con forza l’incapacità del Ministero di garantire il regolare svolgimento dell’esame di abilitazione forense e chiede al Governo di valutare, in via del tutto eccezionale e per il solo anno in corso, che la prova orale possa divenire unica abilitante alla professione di avvocato.
Azione, alla luce delle criticità della procedura di abilitazione e degli inediti ritardi accumulati dalle sessioni precedenti, ritiene altresì improcrastinabile l’avvio di una revisione strutturale dell'esame di abilitazione alla professione di avvocato.
Enrico Costa e Gabriele Molinari.