“I Badalamenti non riavranno mai quel casolare”

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03/08/2020

Palazzolo al Giornale di Sicilia: "Lo Stato si gioca una partita importante di rispetto e dignità"

Non lo riavranno mai”. Il sindaco di Cinisi Giangiacomo Palazzolo è irremovibile. Il casolare di contrada Case Napoli, uno dei beni confiscati al boss Badalamenti, appartiene alla comunità. Nonostante una sentenza della corte d’assise di Palermo dello scorso 2 luglio dica il contrario. Accolto, infatti, il ricorso presentato dai legali di Leonardo Badalamenti, uno dei figli di don Tano, basato su una perizia che dimostra che quel bene fu donato a titolo gratuito nel ’77 dalla sorella Fara Maniaci al boss. Finendo poi confiscato per un errore nella trascrizione della particella. Errore ora corretto e che fa scattare la restituzione del bene a Badalamenti jr, malgrado nel frattempo siano stati investiti 370 mila euro di fondi europei perché il casolare ospitasse il mercato ortofrutticolo e un centro per la valorizzazione della vacca cinisara, già questi ultimati.

Questa sentenza che revoca la confisca si inserisce in un contesto giuridico molto complicato, nell’ambito di un procedimento penale che non conoscevamo neanche – spiega il sindaco Palazzolo -. Può comunque essere oggetto di impugnazione, non è esecutiva. Ma soprattutto, ed è il motivo per cui sono sereno, anche divenisse definitiva c’è una norma di legge che consente al Comune di avvalersi del diritto di ritenzione. Il Comune se vuole può trattenerlo quell’immobile, corrispondendo un equo indennizzo che va rapportato al valore del bene al momento della confisca. E in quel caso occorrerà stabilire anche a chi spetta pagare questo indennizzo, visto che a noi è stato affidato dall’Agenzia nazionale dei beni confiscati”.

Sindaco e comunità non sono disposti a fare passi indietro di fronte all’impazienza di Leonardo Badalamenti, che nei giorni scorsi per rivendicare la proprietà del casolare ha rotto il lucchetto e cambiato le serrature. Per mandarlo via sono dovuti intervenire i carabinieri, che lo hanno denunciato. “Ha avuto illegittimamente le chiavi per dieci minuti, non le riavrà mai più nella sua vita, anche se dovesse diventare definitiva questa sentenza”, ribadisce con durezza il primo cittadino. “Il suo è stato un atto grave di prepotenza che non posso permettere a nessuno, men che meno a uno dei figli di Badalamenti. Qua non parliamo di un cittadino qualunque che perde la testa e va a rompere un lucchetto, cosa grave a prescindere, ma del figlio di un boss, figura rispetto alla quale Cinisi cerca da tempo di riscattarsi”. E se è vero che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, è vero anche che Leonardo Badalamenti qualche intoppo con la giustizia che fa storcere il naso l’ha avuto. Seppur con esiti favorevoli.

Nei primi anni Duemila fu coinvolto infatti nell’inchiesta Mixer-Centopassi. Fuggito in Brasile dove si faceva chiamare Carlos Masetti, fu accusato di truffa e corruzione con l’aggravante mafiosa per via di alcune operazioni finanziarie in Sudamerica con bond venezuelani ritenuti falsi. Accusa dalla quale, alla fine, uscì indenne. “Lo Stato si gioca una partita importante di rispetto e dignità – aggiunge il sindaco Palazzolo -, è grave quello che è successo. Ma sono certo che avrà l’appoggio di altre istituzioni in questa battaglia perché, lo ribadisco, non parliamo di un figlio qualunque né di un bene qualunque”.

Articolo di Silvia Buffa pubblicato il 3 luglio 2020 sul Giornale di Sicilia