Il Governo si è inceppato, Draghi faccia una proposta indecente
Editoriale di Carlo Calenda per l'Huffington Post.
Il Governo si è inceppato. In un mese l’esecutivo Draghi ha compiuto passi falsi su almeno tre questioni decisive per il paese. La legge di bilancio è debole, poco ambiziosa; la risposta alla crisi determinata dall’aumento dei prezzi dell’energia è stata sin qui tattica e incapace di mettere a riparo le imprese dal rischio di fermata produttiva; il “mezzo obbligo vaccinale” e la selva di eccezioni, date di ingresso, esenzioni e sanzioni che lo accompagnano. Un provvedimento del tutto inadeguato per affrontare Omicron.
L’approssimarsi dell’elezione del presidente della Repubblica ha indebolito la coesione della maggioranza e l’azione del Governo. I partiti hanno iniziato a tirare la coperta nella propria direzione, che raramente coincide con l’interesse del paese. Il Quirinale (e l’eventuale elezione di Draghi) ha determinato una impasse da cui sembra difficile uscire. Invece di continuare con l’inutile gioco sull’identikit del prossimo presidente della Repubblica dovremmo rovesciare la prospettiva e verificare prima di tutto se esistono le condizioni per la continuazione del Governo Draghi. Tutto dipende dalla possibilità di siglare un accordo di fine legislatura solido e ambizioso.
I tre punti fondamentali di questo accordo sono piuttosto intuitivi.
1) In primo luogo la risposta alla pandemia attraverso l’istituzione di un vero obbligo vaccinale e la definizione di protocolli automatici di contenimento di possibili future ondate pandemiche, in modo da evitare che una discussione politica infinita ritardi l’azione di prevenzione.
2) L’implementazione dei 51 provvedimenti approvati dal governo per ottenere i fondi del PNRR. Con tutto il rispetto per il Presidente del Consiglio le vere sfide per l’Italia (efficienza della PA e capacità di spesa) devono ancora iniziare, e non è vero che qualsiasi governo sarebbe in grado di affrontarle. Anzi, è vero il contrario, nessun governo fino ad ora è riuscito in questo compito.
3) Occorre varare poi una risposta strategica all’aumento dei costi energetici utilizzando i proventi delle aste ETS, l’uso delle riserve strategiche e la ripresa della produzione di gas. Serve una nuova Strategia Energetica Nazionale seria e pragmatica.
Ovviamente sarà il presidente Draghi a dover definire l’agenda e proporla ai partiti. Il momento è arrivato. Il capitale politico di Draghi non è illimitato e occorrerà tutta la forza del suo prestigio per imporre un’agenda sensata.
E qui arriviamo al punto dirimente: la volontà del presidente del Consiglio di rimanere al suo posto o la sua legittima ambizione di andare al Quirinale. Sappiamo tutti che la questione vera per l’Italia non è “garantire” ma far accadere le cose. Abbiamo avuto ottimi presidenti della Repubblica negli ultimi trent’anni che non hanno però potuto evitare un declino drammatico del paese. La vera sfida – e la vera gloria – sta nella capacità di sbloccare finalmente un paese fermo da almeno tre lustri. E lo si può fare solo da Palazzo Chigi.
Se per Draghi questa strada è praticabile allora è arrivato il momento che la esplori verificando con i partiti la possibilità di andare avanti. Prenda lui l’iniziativa subito perché di leader politici non sono in grado di farlo. Una mossa di questo tipo non precluderebbe l’elezione al Colle qualora i partiti rispondessero picche. Draghi dovrebbe insomma fare una proposta indecente per rimanere a Chigi. Al no dei partiti corrisponderebbe un percorso spianato per il Quirinale.