Per un grande partito liberale e riformista

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16/10/2023

Il vento sovranista è sempre più debole. Dalla Spagna alla Polonia, i sovranisti e la destra perdono. Vince il centrosinistra. Ma in Italia non è così. Non sarà che il consenso di cui gode il governo dipende anche dal fatto che le opposizioni sono divise?

Carlo Calenda – 50 anni, fondatore e segretario di Azione, professione dirigente d’azienda - risponde mentre va a prendere la figlia a scuola. Incrocia un addetto alla sicurezza che tira fuori il cedolino dello stipendio: 4 euro e mezzo l’ora. “Lo facciamo il salario minimo?"

“Una paga così è indegna. Io sono il primo a volere il salario minimo. Ma bisogna dirlo a Meloni…”.

I redditi bassi. Stamattina la presidente del consiglio ha detto che con la manovra distribuirà 100 euro al mese a 14 milioni di italiani. Il sottotesto è che non c’è bisogno di salario minimo.

Dire questo sarebbe una stupidaggine. Perchè a chi oggi non guadagna 9 euro l’ora non arriva nulla.

Nel complesso, lei che giudizio dà della manovra.

È una manovra negativa. Con una mano dà e con l’altra toglie. Perché quei 14 miliardi vengono coperti interamente da deficit, dall’ indebitamento delle famiglie stesse. Funziona così, che indebiti lo Stato e poi con la stessa mano con cui dai, togli sanità e istruzione pubblica decente. Per giunta, i tagli di servizi in deficit sono pericolosissimi in una situazione in cui hai due crisi geopolitiche, l’inflazione alta, tassi alti e il costo dell’energia che fa su e giù.

Ma sul salario minimo come va a finire?

Va a finire che non si fa, nonostante sia stato promesso più volte da Meloni stessa e da Salvini quando erano all’opposizione. Quando poi vanno al governo si rimangiano tutto quello che avevano detto. Io ho creduto al confronto in buona fede. Posso dirlo di averlo provocato il confronto, ma alla fine rimane un paese in cui il salario minimo lo propone la sinistra, la destra non lo approva e probabilmente succederebbe la stessa cosa a parti invertire. Un Paese capace solo di settarismo.

Su questa materia si è realizzata per la prima volta un’intesa tre le forze di opposizione. Un segnale di coesione, dopo tanti litigi. Le elezioni in Polonia, dopo quelle in Spagna, dimostrano che quando c’è un’alternativa, la destra e i sovranisti non vincono.

Il fallimento della destra sovranista in Polonia e in Spagna è soprattutto il frutto di una stanchezza verso il populismo di destra, vince l’idea che la politica deve tornare a far accadere le cose con equilibrio. Vince essere una forza tranquilla che mette a posto le cose con equilibrio e pragmatismo.

In Spagna si insedia un governo di centrosinistra, in Polonia si configura una maggioranza composta dal centro e dalla sinistra. Voi cosa aspettate?

Da noi non ci sono le elezioni, alle europee si vota col proporzionale che non ha niente a che vedere con la necessità di formare una coalizione. La sinistra si è saldata in una dinamica di competizione con il populismo dei Cinque Stelle. I nostri elettori, invece, cercano pragmatismo, buon senso. Non prendo più voti se dico che anche noi siamo per il reddito di cittadinanza, per il superbonus e per il divieto di rigassificatori.

Ma se voi prefiguraste un’alternativa di governo, già solo questo fatto non eroderebbe il consenso del centrodestra?

Io sono convinto che la destra si sconfiggerà da sola. L’alternativa si costruisce a partire dal forte consenso per i partiti che sono in grado di non avere posizioni pregiudiziali, di votare provvedimenti per quello che sono e non sulla base di idee preconcette. Non servono proclami morali e basta. Serve pragmatismo.

Pare di capire che lei dica, ‘se ne riparla dopo le Europee’.

Sì, ma noi non sappiamo come sarà il mondo tra un anno. Mi spiego i M5s erano al 33% e sono crollati al 10% poi sono stati resuscitati dal Pd. Meloni dal 4% è arrivata al 30. E poi non sappiamo neppure con quale sistema si vota. Non possiamo occuparci ora di cose che non ci sono e che non esistono, ma costruire nel paese una rappresentanza solida e articolata, radicare un’area riformista e liberale. Altrimenti non arrivi a prendere i voti che servono.

Dica la verità è pentito di aver rifiutato l’alleanza con Letta e di averla stretta con Renzi?

No, con Letta sarebbe successa la tragedia che poi è successa, sulla base di una proposta sconclusionata. Lui aveva detto che non si sarebbe alleato con chi aveva fatto cadere Draghi, poi si è alleato con chi aveva votato più sfiducie a Draghi. In quel gorgo Azione sarebbe scomparsa. Lo dimostra Più Europa che del tutto legittimamente ha fatto quella scelta e il risultato lo vediamo. Mentre noi abbiamo fatto un grande lavoro, perché la proposta politica nata in 45 giorni è arrivata all’8 per cento. Poi Renzi l’ha sfasciata…

A proposito di Renzi. Si avvertono toni più concilianti. E’ del tutto esclusa una lista comune per le Europee?

Sì è del tutto esclusa, perché lui è pacato quando deve superare il quorum e poi il giorno dopo fa il contrario. Va bene essere ingenuo una volta, ma la seconda sarebbe da fessi, non da ingenui. Adesso Renzi vede la mala parata: il progetto di centro è fallito, persino Cateno De Luca non lo vuole. Insomma non va da nessuna parte, come hanno capito Bonetti e Rosato con i quali lavoriamo insieme per costruire un’offerta all’altezza alle elezioni europee.

Ma Renzi cosa farà, non teme la competizione al centro?

Fra un po’ dirà di essere disponibile a non candidarsi. Poi si alleerà con Meloni. E’ la sua dimensione. Un copione già visto. Noi siamo un’altra cosa, puntiamo a far nascere un grande partito liberale e riformista.

Renzi si candida alle Europee. Lei lo farà?

Non faccio l’ipocrita. Se posso preferirei di no, perché non andrei in Europa, mi dimetterei dopo essere eletto. Dopo di che è una scelta di marketing del tutto legittima che prevedo faranno tutti gli altri leader di partito. Per questo non la escludo. Sarà un combattimento serrato e noi abbiamo bisogno di portare Azione allo stesso livello, se non superiore al risultato raggiunto dal Terzo polo alle politiche. Per questo se serve lo farò.

A proposito degli altri attori del centrosinistra. Non ha visto un’evoluzione nei Cinque Stelle sulla crisi mediorentale, rispetto alle posizioni assunte sull’Ucraina?

E’ molto presto per giudicare le posizioni sul Medio Oriente. Ora sinistra e destra dicono: ‘condanniamo Hamas, astrattamente riconosciamo il diritto di Israele a difendersi’, ma se poi Israele mette in atto quel diritto, dicono che non va bene, che ci vuole la pace. Ma come fai a fare la pace con Hamas? In questo c’è una grande ipocrisia, e temo che quando la difesa di Israele andrà avanti, la predisposizione da parte di alcuni a dire che Israele sta sbagliando diventerà più chiara. Temo che nel giro di una settimana quelli disposti a dire che la difesa di Israele è legittima si conteranno sulle dita di una mano.

Andrà in piazza con Schlein l’11 novembre?

Ma no in piazza non vado. Ho grande rispetto per i manifestanti ma noi andiamo in piazza per i diritti degli israeliani, degli ucraini, non sulla manovra finanziaria. E anche lo sciopero generale della Cgil, non credo che funzioni. Il mondo è in fiamme, e la destra non fa che dividere il paese. L’area centrale e quella di sinistra non possono dividere il paese come se fosse una torta da fare a fette. Questa deve essere la scommessa comune. Dobbiamo spiegare che c’è un modo di non dividere il paese, e lo si può fare solo avendo a riferimento la prima parte della Costituzione, un riferimento repubblicano ai diritti sociali, alla sanità e alla scuola, al ruolo della sussidarietà… In questi valori c’è la chiave per riunificare gli elettorati, cosa che noi stiamo già facendo. Nel nostro partito coesistono Richetti e Carfagna. Non ci faremo sballottare dal populismo di destra e di sinistra. Io chiedo sempre agli elettori di destra e di sinistra cosa abbiano ottenuto in 30 anni: il nulla cosmico.

Torniamo a Renzi: lui prevede che Meloni alla fine sarà cambiata dall’Europa, che convergerà verso il centro. E ipotizza che si possa votare Draghi alla presidenza della Commissione Ue anche coi suoi voti. Che ne pensa?

Forse Renzi ha rapporti più assidui di me con Meloni, ma io penso che non c’è un centrismo di Meloni. Durante una breve parentesi dopo le elezioni, anche io ho pensato che potesse diventare una conservatrice europea, ma in realtà oggi vedo che lei tutti i giorni apre un conflitto con un pezzo del Paese. E’ una dinamica che ho visto già con Renzi al governo. Prima governi con il sostegno di metà Paese, poi quella metà diventa un quarto…. Non puoi governare avendo contro la maggioranza del Paese. Quanto a Draghi, anche io auspico che diventi presidente della Commissione o del Consiglio Ue. Sarebbe nell’interesse dell’Europa. Ma non credo che questo avverrà coi voti di Meloni.

(Intervista a cura di A. Raimo disponibile qui)