Basta parlare solo di destra contro sinistra

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11/09/2023

L’intervista di Carlo Calenda a La Verità

«Il fenomeno Vannacci? È il frutto amaro della contrapposizione tra ‘l’ideologia dell'asterisco", cioè la tirannia delle minoranze, e quella del ritorno al "piccolo mondo antico».

 Il green?

«Troppi eccessi moralistici, in Italia e in Europa.»

 Il nuovo centro di Renzi&C.? 

«Mi sembra un fritto misto».

Carlo Calenda, leader di Azione, dopo il divorzio da Renzi indietro:

 «Alle Europee raccogliamo la sfida e puntiamo sulla competenza. Matteo vuole fare il presidente del Consiglio europeo? Mai sentito qualcuno auto-candidarsi così. Ma tanti auguri. lo sogno Mario Draghi a capo della Commissione».

Non ha avuto parole di apprezzamento per Vannacci, ma il fenomeno editoriale è indubbio. Secondo lei perché il libro del generale è in testa alle classifiche?

«Una parte dei cittadini è spaventata dalle fughe in avanti del progressismo: teoria gender, cancel culture, e via dicendo. Gli italiani non sono un popolo omofobo né razzista, ma faticano a misurarsi con un mondo che cambia a velocità incomprensibile. Stiamo perdendo i punti di riferimento, e questo genera ansie e paure».

E qual è la soluzione?

«La soluzione non è tornare agli anni Trenta, ma fare attenzione: un conto è la tutela delle minoranze dalla tirannia della maggioranza, come insegnava Tocqueville, un conto è subire una tirannia della minoranza sulla maggioranza. Questo è ciò che predicano i progressisti».

Vannacci è il frutto amaro dell'ideologia schleiniana?

«No. E' frutto degli opposti estremismi. Tra chi dice che non si può fare il presepe perché offende le altre religioni e chi sostiene che Egonu non è italiana per via dei tratti somatici. Cose folli. Come chi sostiene che parlare di "uomo e "donna" sia offensivo per chi non si sente né ’uno né l'altra. Ognuno ha il diritto di vivere la sessualità come gli pare, ma non imponendo al resto della popolazione una visione in cui i sessi non esistono più. Se insistiamo con queste assurdità, fatalmente, per reazione, arriverà qualcuno che vorrà riportare indietro le lancette della storia».

Dunque l'eccesso di diritti civili è controproducente?

«Si proceda un passo alla volta. La maternità surrogata? È un errore. L'idea che  "maschio" e "femmina" siano concetti vietati? Un errore anche questo. Il matrimonio e l'adozione per le coppie omosessuali sono invece diritti che riconoscerei. È folle che io sia costretto a inserire asterischi dappertutto: se lo mettano in fronte, l'asterisco».

Nell'ambito degli eccessi progressisti, inserisce anche le esagerazioni ambientaliste?

«Penso il peggio possibile di queste politiche green europee. Il fatto europee. Il fatto che Timmermans se ne sia andato è una grande liberazione per tutti. Non si fa una transizione ambientale scrivendo regole irraggiungibili, e senza predisporre mezzi adeguati».

Quindi?

«Ho una formazione industriale, e so benissimo quali sono i rischi di una attenzione all'ambiente che diventa ideologia. Se andiamo avanti così, il pericolo è quello di cadere nella più grande ondata di deindustrializzazione degli ultimi decenni. La sinistra su questo è incomprensibile al pari della destra».

Perché?

«Salvini dice sì al nucleare mostrando la foto di un reattore a fusione, che nel migliore dei casi sarà disponibile tra quindici anni. La realtà è che nessuno parla di ambiente sulla base dei numeri. Vi invito ad andare sul sito di Azione: lì trovate scritto perché non raggiungeremo mai gli obiettivi europei, e quali sono tempi e costi di una transizione ragionata. Anche con il ricorso al nucleare, che è inevitabile».

Insistere con il fondamentalismo green è un regalo alle destre?

«Sinceramente a me della destra e dalla sinistra non me ne può fregare di meno. 

Il mio punto di riferimento sono i valori repubblicani rappresentati nella prima parte della Costituzione». 

E il Centro di Renzi?

«Cos'è questo "centro"?  Un fritto misto che va da Mastella a Cateno De Luca, passando per Fioroni e per Matteo Renzi, il quale si allea con i 5 Stelle quando vincono loro mentre ora prova con la destra. Se gli convenisse, Renzi si coalizzerebbe anche con i comunisti di Rizzo. E tutto molto noioso, e francamente anche un po' triste».

Renzi ambirebbe, scrive il Foglio, alla poltrona di presidente del Consiglio europeo.

«Assurdità. Quel ruolo spetterà probabilmente ai socialisti. Per il resto, in bocca al lupo a Matteo, ma le nostre strade si sono divise. Lui aveva in testa un progetto diverso. Amen, e si va avanti».

Sta sfumando l'idea di abbassare la soglia di sbarramento alle Europee?

«Lo spero. La politica è fatta di sfide. Per me la soglia di sbarramento, semmai, andrebbe alzata al 5%».

Intanto incassa l'ingresso nel suo partito di 31 esponenti del Pd ligure. Che sta succedendo al Nazareno?

«L'errore del Partito democratico è stato quello di salvare i 5 Stelle costruendo il governo Conte Due. Ora non possono che continuare a inseguire i 5 Stelle per evitare di avere "nemici a sinistra’’ E’ finita la vocazione maggioritaria del Pd: è tornato ad essere il Pds. Credo non passerà molto tempo prima che arrivino da noi elettori e classe dirigente liberal-democratica».

E voi?

«Alla prossima assemblea nazionale di Azione decideremo la nostra direzione. Esclusa tassativamente ogni alleanza con Renzi. Siamo aperti al dialogo con + Europa e altre forze liberal- democratiche europee».

Quindi niente campi larghi?

«Mai fatto il campo largo. Quello che serve è un partito della Repubblica che prometta poco e spieghi come fare le cose. Non ne posso più di un Paese che parla solo di destra e sinistra, fascisti e comunisti. Basta: gestire l’Italia è come gestire mille Fiat messe insieme. E continuiamo a votare persone che non hanno mai gestito nulla, non dico lavorato, fuori dalla politica. Dobbiamo iniziare a valutare i curriculum e le competenze, non il posizionamento politico e basta».

Dopo le elezioni, ci aspetta una nuova grande coalizione anche in Europa, popolari-socialisti-liberali-conservatori?

«È quello che mi auguro, magari con Mario Draghi a guidare la Commissione. E nel frattempo spero che Giorgia Meloni completi il suo percorso verso un conservatorismo moderno ed europeo».

Dopo le Europee, esclude alleanze politiche con il centrodestra?

«Si’. Ho un buon rapporto personale con Meloni, ma il governo non sta realizzando i cambiamenti strutturali che servono al Paese. Vedo troppi bonus provvisori, creiamo nuovi reati inseguendo gli eventi di cronaca: una tendenza che ho già visto in altri governi, e che di solito porta a un logoramento rapidissimo».

Dunque cosa prevede?

«Probabilmente Fratelli d'Italia porterà a casa un buon risultato alle Europee, ma subito dopo faremo i conti con inflazione, prezzo della benzina, immigrazione fuori controllo, Pnrr malgestito. A un certo punti, gli italiani si spazientiranno,  perché la comunicazione politica senza i fatti, alla lunga, fa crollare la fiducia. Non a caso lo spread torna a mordere, e non ci sono più "salvatori della Patria" da chiamare in soccorso».

Però sulla giustizia lei e Nordio siete in sintonia.

«Condivido in pieno la linea di Nordio. Che non significa introdurre un reato al giorno, ma limitare gli eccessi della magistratura e cancellare alcuni reati».

Anche sulla prossima manovra sulla giustizia e sulla separazione delle carriere potrà dare il suo appoggio?

«Sì, ma succederà davvero? Per ora stiamo assistendo alla creazione di reati che non significano nulla, come quelli del "decreto rave" o quelli sugli scafisti. Sono scatole vuote».

Perché ha tirato il freno a mano sull'elezione diretta del premier?

«Non esiste in nessun Paese del mondo. E non funziona, perché rende impossibile sostituire il premier eletto. Ci fosse stato il premierato, nella scorsa legislatura ci saremmo ritrovati Luigi Di Maio presidente del Consiglio, in quanto capo del partito con più voti. E con Di Maio premier oggi l'Italia non esisterebbe più».

Però il premierato era nel vostro programma.

«Solo perché era la condicio sine qua non per l'alleanza con Italia Viva. Se vogliamo introdurre l'indicazione del premier sulla scheda, o il potere di sfiduciare i ministri, si può fare. Ma al Paese serve altro».

Cosa?

«Occorre eliminare un ramo del Parlamento E soprattutto riorganizzare la distribuzione dei poteri tra Regioni e Stato centrale. In ogni caso guai a indebolire la figura del capo dello Stato».

Anche a lei il Superbonus ha provocato il mal di pancia?

«È la più grande opera di distruzione delle finanze pubbliche del dopoguerra, va chiuso immediatamente. La scelta da fare in manovra è una soltanto: investire 10 miliardi sulla sanità, per finanziare gli interventi urgenti e gli screening bloccati. Lo Stato non è in grado di curarti direttamente? Il cittadino vada dai privati per essere poi rimborsato. Gran parte della spesa dovrà finanziare il rafforzamento

dell'organico di medici e infermieri, visto che nelle case della salute di Speranza non sappiamo chi metterci dentro».

Addio al taglio del cuneo fiscale?

«Bisogna fare delle scelte. Non ha senso dare trenta euro in più in busta paga a un cittadino quando deve spenderne migliaia per curare i suoi familiari. Altrimenti ricadremmo nel solito errore: quello di abbandonarsi ai bonus, senza avere una visione di lungo respiro».

(Intervista a cura di F. Novella)