Sullo sciopero sempre il solito teatrino
L’intervista di Carlo Calenda a QN
«È uno sciopero politico, ma non per questo si può evitare. Salvini commette un errore gravissimo cercando il conflitto: sulle regole ha ragione Landini, ma ciò che dice sulla manovra è inficiato dal fatto che già in estate aveva annunciato la protesta».
Perciò non andate a chiedere al leader di Azione, Carlo Calenda, che rifiuta di salire sul palco del «solito teatrino politico», se non sarebbe il caso di liberarsi dello smartphone per riflettere sulla necessità di dialogare con il centrosinistra, come gli suggerisce l'ex ministro Pd, Andrea Orlando: «Gli consiglio di essere meno arrogante, pensare a se stesso e alla linea del Pd. Piuttosto di dedicarsi al solito astruso chiacchiericcio, questo partito indichi soluzioni per le cose che contano. Ad esempio, per il più grande gruppo italiano di automotive, che viene smantellato».
La manovra 'conta'. Perché Landini sbaglia a criticarla?
«Intanto, il sindacato dovrebbe restare obiettivo: lui ha 'spoilerato' la sua intenzione, senza conoscere i contenuti della manovra. E poi perchè, come ha fatto con tutti i governi, la Cgil e dunque Landini non propone una finanziaria alternativa, ma dice che vuole tutto, dal Superbonus al taglio del cuneo. Non si assume la responsabilità di una scelta, ben sapendo che le risorse sono poche. Così, spinge l'Italia in default».
Salvini cercherà pure lo scontro, ma la battuta sulla scelta del venerdì da parte del sindacato per fare un weekend lungo è diffusa tra gli italiani.
«Certo. Ho criticato un milione di volte la scelta di fare gli scioperi a cavallo del weekend. Ma una cosa è dire che è sbagliata, altra alzare il livello del conflitto precettando. Lui lo fa per dimostrare che è molto più duro di Meloni, mentre Landini organizza la piazza per dimostrare che è lui la vera opposizione».
Secondo alcuni la scelta delle piazza finirà per favorire Giorgia Meloni. Condivide?
«Assolutamente sì. La piazza è una scelta che si può fare solo di fronte a gravi lesioni di diritti civili, come abbiamo fatto noi manifestando solidarietà al popolo ucraino, ma se la fai su tutto perde valore. Diventa un modo per parlare a loro stessi. Vale per la Cgil e vale per il Pd».
Come si può esprimere il dissenso per le scelte del governo?
«Avanzando proposte alternative. Noi in settimana presenteremo la nostra contromanovra, in cui diciamo che vanno investiti 8-10 miliardi sulla sanità, e per questo non facciamo il taglio della scaglione Irpef da quattro miliardi. Proponiamo pure di usare i soldi del Prr per rifare industria 4.0 allargata ad ambiente ed energia in modo da spingere gli investimenti. Siccome spenderemo metà dei fondi del Pnrr, perché non usarli così? È in linea con ciò che consente la Commissione europea».
Ha fatto bene il governo a finanziare la manovra in deficit?
«Per una quota era inevitabile, ma tagliare tante tasse in deficit è pericoloso: il prossimo anno dovremmo rinnovare una percentuale record del debito pubblico e dovremmo contare sulla Bce. Questo va tenuto presente quando si calcola ciò che si può o non si può fare».
Accetterebbe la riforma del patto di stabilità come si profila a Bruxelles?
«Sì: ha più elasticità, se sei in grado di mantenere gli impegni puoi fare più deficit».
Ha ragione Giorgia Meloni a posticipare la firma sul Mes?
«No. lo avrei preso il Mes sanitario immediatamente: erano 37 miliardi con cui potevamo coprire anche le assunzioni dei medici. Sono convinto che la premier lo ratificherà dopo le Europee. Prima non può farlo perché dovrebbe rimangiarsi ciò che ha detto in campagna elettorale. Anche quello è stato rumore di sottofondo. Uno spot».
A proposito di contraddizioni: il programma con cui si è presentato alle politiche parlava di elezione diretta del premier. Ha cambiato idea?
«È stato un compromesso: io sono sempre stato a favore del cancellierato e contro l'elezione del premier. Siccome Renzi era favorevole a quella e io al salario minimo abbiamo messo entrambi. Per fortuna poi ci siamo divisi: non c'è alcun motivo per cui se hai un presidente del Consiglio disastro-so, come sarebbe stato Di Maio nella scorsa legislatura, tu lo debba tenere cinque anni. lo chiedo a tutti, anche al governo, di discutere del sistema tedesco. Per fortuna, Meloni perderà il referendum».
A proposito: per Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli il referendum è la culla del campo largo. Anche per lei?
«Non ci penso proprio. La ragione per cui nasce Azione è spaccare il bipolarismo».
(Intervista a cura di A. Coppari)