Insieme per il cancellierato alla tedesca 

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21/09/2023

L’intervista di Carlo Calenda a Repubblica

“Ho una proposta da fare al resto delle opposizioni”, dice Carlo Calenda, leader di Azione. “Chiediamo insieme il cancellierato”.

Modello salario minimo, da Schlein a Conte?

“Sì, lo schema è sempre quello. Perché ha funzionato”.

E cosa propone all’ex campo largo?

“Di arrivare a una pdl condivisa da presentare alla destra, in alternativa al premierato. Che non funziona, non esiste in alcun Paese occidentale. Distrugge l’equilibrio dei poteri tra presidente della Repubblica e presidente del Consiglio. Per farla corta, non si può fare e per noi non c’è alcun negoziato possibile, se la maggioranza di Meloni insiste su questa strada”.

Dunque?

“Dunque come opposizioni il nostro dovere non è solo dire di no, ma proporre al governo un progetto alternativo, perché una riforma complessiva dell’assetto istituzionale serve. Io propongo alle altre opposizioni di trovare una sintesi sul modello tedesco. Un cancellierato, che preveda il rafforzamento dei poteri del premier, la possibilità di sostituirlo nel corso della legislatura con la sfiducia costruttiva, una revisione del bicameralismo, che è già morto nei fatti, dato che ormai una Camera fa una legge da sola e l’altra ratifica. Mara Carfagna e Mariastella Gelmini contatteranno nei prossimi giorni le altre opposizioni per intavolare la discussione e si rapporteranno anche con Casellati”.

Insomma apre a un tavolo con Conte e Schlein?

“Con le altre opposizioni e con il governo. Penso sia la nostra funzione. Favorire punti di convergenza tra maggioranza e opposizione. Quello che conta è il metodo: si discute e si arriva a una proposta condivisa. Noi ci siamo”.

La proposta all’ex campo largo riguarda solo il ruolo del premier o pensa di estenderla ad altre questioni, come l’autonomia, l’altra grande riforma, pallino della Lega?

“Mi piacerebbe che riguardasse anche altri due temi, almeno. Il federalismo: serve una revisione profonda, che permetta allo Stato di revocare le competenze lì dove non ha funzionato cederle alle Regioni e magari distribuirne altre, dove ha senso. Poi dico: proponiamo insieme una nuova legge elettorale”.

Proporzionale?

“Sì, con uno sbarramento alto, al 5%, per garantire la governabilità e rompere finalmente con gli estremismi della Seconda Repubblica”.

Dica la verità: non è che come opposizioni vi smarcate dal premierato anche perché sarebbe una mina sulle relazioni, già precarie, del campo largo? Vi costringerebbe a unirvi in coalizione prima, per essere competitivi, e a indicare un candidato premier comune, a differenza di quanto accadrebbe col proporzionale puro…

“Ma no, non è questo il motivo. Anche perché io ho già detto come la penso sul campo largo: non esiste e in ogni caso, di certo, Azione non ne farebbe parte. Il problema della riforma costituzionale della destra è che il premier non si può revocare, aggancia la legislatura alla sua figura, irrimediabilmente, visto che viene eletto dal popolo. E se poi si dimostra un incapace? È già avvenuto, in passato, non una volta sola, diciamo. Poi il premier già oggi è fortissimo, il governo è l’unico che legifera”.

D’accordo, non sarà il ritorno del campo largo. Ma dopo il salario minimo, ora lancia un fronte comune sulle riforme costituzionali. Qualche sprazzo di unità si vede, all’opposizione, o no?

“Noi cerchiamo sempre una discussione sui contenuti con la destra e con la sinistra. Con la destra abbiamo più cose in comune su industria, energia e giustizia. Con la sinistra per ciò che concerne il rilancio della sanità e della scuola. Stiamo lavorando per arrivare ad un documento comune sulla sanità. Dieci miliardi di euro, da investire sul personale, perché gli ospedali sono allo stremo, e soprattutto su un principio di fondo: se lo Stato non riesce ad assicurarti in tempi brevi gli interventi a “rischio vita” o le diagnosi oncologiche, allora ti ripaga la prestazione ovunque tu la faccia, anche dal privato. Oggi ci sono 10 milioni di interventi in ritardo. Un’indecenza”.

A proposito di salario, con Brunetta vi siete sentiti?

“Formalmente no. Ma so che deve presentare una proposta, che spero tenga dentro sia una soglia minima per i contratti, sia altre misure allo studio del governo. Mi aspetto che la risposta del Cnel arrivi entro l’11 ottobre, quando scadono i 60 giorni indicati da Meloni al vertice di agosto”.

E voi di Azione siete disposti a cedere qualcosa o dite al governo: prendere o lasciare?

“Siamo disponibili a qualche modifica, come la cancellazione del fondo di compensazione per le pmi, che sarebbe a carico dello Stato”.

Era la critica di Renzi. A proposito, l’appello sulle riforme vale anche per lui?

"Sì, ma guardi che io ho sempre provato a coinvolgerlo. Il problema è che da parte sua sono arrivate solo risposte negative, anche sulla sanità. Amen”.

(Intervista a cura di L. De Cicco disponibile qui)