Il ddl antiviolenza è fermo in Parlamento: Meloni si muova

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08/09/2023

L’intervista di Mara Carfagna a Repubblica

Onorevole Mara Carfagna, 79 femminicidi dall’inizio dell’anno, si può parlare di emergenza?

“Non è più un’emergenza, è un fenomeno strutturale di dimensioni drammatiche che affonda le radici in una cultura che non accetta la libertà e l’emancipazione femminile. Dinnanzi all’ennesima tragedia la politica non può più indugiare. È il motivo per cui chiederò un incontro alla premier Meloni perché la lotta contro la violenza sulle donne diventi una priorità condivisa”.

Finora il governo è stato troppo distratto?

“Non mi spiego la lentezza con cui agisce. A ottobre dello scorso anno ho depositato con le colleghe Gelmini e Bonetti un ddl che rafforza gli strumenti di prevenzione, protezione e repressione. L’iter non è mai stato avviato. Solo a giugno l’esecutivo ha presentato un provvedimento analogo ma ha preferito la forma “lenta” del disegno di legge all’urgenza del decreto legge. Hanno usato i decreti persino per i rave o la lotta al granchio blu: 80 femminicidi in un anno sembrano meno urgenti?”.

Il vostro disegno di legge cosa prevede?

“Un uso più largo del braccialetto elettronico, il fermo immediato dei violenti quando esiste concreto pericolo per le donne, il sostegno economico a chi fugge dalla violenza, l’estensione dei casi di procedibilità d’ufficio, la tutela delle vittime di aggressioni da parte delle forze di polizia. Norme che danno una risposta alle tante che non denunciano per paura, che hanno il terrore di essere lasciate sole e di non essere protette, che vivono nell’angoscia che il loro aggressore ritorni libero o che possa molestarle di nuovo. Invocate da anni dai Centri antiviolenza, dai magistrati specializzati e da chiunque segua questo dramma”.

Dalla prima donna premier si aspettava un’attenzione diversa?

“Dal governo tutto mi sarei aspettata più azione: incisiva, rapida ed efficace. Ci sono dei ministri delegati, a cominciare da Roccella, che oggi non erano neanche presenti in aula mentre si discuteva una modifica del Codice rosso. Pensi che hanno mandato a rappresentare l’esecutivo un sottosegretario ai Trasporti, che sarà bravo in molte cose ma non credo abbia competenza in tema di violenza”.

Una modifica da tutte le opposizioni definita insufficiente rispetto all’enormità del fenomeno.

“È trascorso quasi un anno dall’inizio della legislatura, le donne continuano a morire e l’unica risposta che sono riusciti a dare è un ritocco al Codice Rosso. Questo è. Al quale si è peraltro aggiunto il voto contrario della maggioranza a un ordine del giorno del collega Marco Furfaro in materia di educazione e sensibilizzazione nelle scuole. Non capisco di che cosa abbiano paura: la prima campagna di sensibilizzazione nelle scuole la varò un governo di centrodestra di cui io ero ministra delle pari Opportunità e Meloni ministra della Gioventù. E fu proprio quel governo ad approvare la legge sullo stalking in meno di un anno”.

Ma in che modo investire in educazione e cultura può essere un argine contro i femminicidi?

“L’investimento culturale è un dato fondamentale per la formazione dei ragazzi, che sono la nostra speranza. Occorre reagire con forza alla sottocultura che racconta le donne come proprietà, oggetti domestici, prede del più forte o del più violento. E si deve cominciare dai più piccoli: l’educazione al rispetto è la chiave per dare ai nostri figli un’Italia più giusta di quella che abbiamo ora. E bisogna intervenire anche sui social”.

Perché sui social?

“In una società in cui la funzione delle agenzie educative principali, famiglia e scuola, si sono indebolite, in cui i modelli sono acquisiti sulla Rete che spesso propone una raffigurazione distorta del rapporto tra uomo e donna, c’è bisogno di un intervento coraggioso. Perciò come Azione abbiamo presentato un disegno di legge che prevede di vietare l’uso dei social ai minori di 13 anni e permetterne l’utilizzo solo con il consenso dei genitori fino ai 15, in linea con la normativa europea”.

Nel frattempo, per impedire che la mattanza continui, cosa dovrebbe fare il governo?

“Innanzitutto produca un decreto, anche sul loro testo, che destini risorse e strumenti operativi: noi siamo pronti ad aiutare nella conversione parlamentare. E tirino fuori dai cassetti dei ministeri la ‘settimana contro la violenza’ per promuovere iniziative di educazione e sensibilizzazione in tutte le scuole. Altrimenti ci risparmino i commenti di cordoglio al prossimo femminicidio: una politica incapace di agire deve avere almeno il pudore di stare zitta”.

(Intervista a cura di G. Vitale disponibile qui)