Sull’abuso di ufficio ci siamo, ma c’è ancora da fare

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15/06/2023

L'intervista di Enrico Costa a Qn

«La riforma annunciata dal Guardasigilli è attesa e opportuna, ma se ci dovesse essere un provvedimento simbolo del percorso politico e delle battaglie di Berlusconi questa è la separazione delle carriere, che qui ancora non c'è. Sarebbe riduttivo pensare che un pur apprezzabile disegno di legge con interventi su alcuni aspetti della giustizia possa essere considerato un omaggio a Silvio Berlusconi». Così un garantista doc come Enrico Costa ex Forza Italia dal 2020 ad Azione di cui è vicesegretario, già ministro degli Affari regionali e sottosegretario alla giustizia.

Come valuta questa riforma? Voi di Azione la votereste?

«Positivamente. E un primo passo. La chiave ci convince e si, potremmo votare a favore».

Scompare il reato di abuso d'ufficio e viene limitato il reato di traffico di influenze. Conche conseguenze per la legalità?

«Non vedo nessuna conseguenza negativa. Quella sul reato d'ufficio era una norma del tutto impalpabile. Che serviva solo a creare una raffica di indagati, qualche processato e quasi mai condannati e veniva utilizzata quasi sempre partendo dagli esposti presentati dalle opposizioni. Era un reato che non portava a condanne, ma che faceva entrare il giudice penale nella vita amministrativa per fatti che al limite possono essere oggetto del sindacato del giudice amministrativo. Creava solo problemi specie ai sindaci: con la paura di firmare ritardava la loro azione. Giusto eliminarla».

Giusta anche la stretta sulle intercettazioni?

«Premesso che andrebbe fatto un discorso anche sui presupposti, perché oggi si autorizzano intercettazioni con troppa disinvoltura, A sacrosanto evitare l'utilizzo di quelle non utili al processo e vietare la pubblicazione di intercettazioni di persone terze al reato».

Arriva una stretta per le misure cautelari e l'interrogatorio preventivo. Che significa avere un giudice collegiale e un contraddittorio prima della decisione?

«Oggi abbiamo un interrogatorio di garanzia dopo l'arresto, e in molti casi dopo l'interrogatorio di garanzia l'arrestato viene rilasciato. Perché non farlo prima allora? Ci può essere un chiarimento, può emergere un errore. È giusto. Quanto al giudice collegiale è molto importante perché oggi abbiamo il giudice monocratico che fa valutazioni che troppo spesso sono solo burocratiche e rispetto alla preponderanza delle procure garantisce un maggiore bilanciamento, una maggiore riflessione».

Viene anche limitato il diritto di appello del pm contro sentenze di proscioglimento. Che impatto avrà?

«Riguarda solo i reati non gravi e mi pare opportuna».

Ai magistrati però la riforma non piace. Marro di Unicost dice che l'abolizione del reato di abuso d'ufficio lascia un vuoto normativo e che il giudice collegiale per le misure cautelari è inattuabile.

«Sul giudice collegiale ci sono vari modi per evitare problemi organizzativi, per esempio dicendo che l'entrata in vigore sarà successiva a una implementazione degli organici della magistratura. Per l'abuso d'ufficio, visto l'impatto che aveva, toglierlo è più che giusto e non crea problemi».

In questo pacchetto non c'è la separazione delle carriere. Che ne sarà nel frattempo della proposta di legge in discussione in Parlamento?

«Su questo sono molto preoccupato e non perché credo che Nordio non voglia fare la separazione delle carriere. Ma penso che il Governo stia valutando le scelte sulle riforme costituzionali e mi pare vogliano puntare piuttosto sul premierato e temono che la separazione della carriere possa appesantire questo loro percorso. II fatto che Nordio abbia detto che presenterà una proposta tra settembre e novembre congela di fatto fino ad allora il testo che è già in Parlamento».

(Intervista a cura di A. Farruggia)