Con Azione supereremo il bipopulismo

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21/07/2023

L'intervista di Mariastella Gelmini al Corriere della Sera

Mariastella Gelmini, la riforma della giustizia firmata dal ministro Nordio provoca la protesta delle opposizioni. Ma non della sua Azione.

«Per noi Nordio ha predisposto un primo disegno di legge che su abuso d’ufficio e traffico di influenze ricalca le nostre posizioni. Le preoccupazioni di parte della minoranza mi sembrano pregiudiziali. Sulla seconda puntata, poi, la separazione delle carriere dei magistrati, siamo in attesa. Ma anche questo è un punto cardine del programma di Azione. Bisognerebbe, certo, evitare scontri con la magistratura».

Non teme che la cancellazione dell’abuso d’ufficio indebolisca la lotta alla corruzione?
«Penso che dovremmo essere preoccupati piuttosto del dato che vede migliaia di fascicoli aperti per questo reato e pochissimi processi, con ancor meno condanne. È un problema e innesca due conseguenze gravi: mina la credibilità di amministratori e funzionari, e rallenta, per la paura della firma, le opere pubbliche».

Sempre in tema di lotta alla corruzione, voi di Azione avete bocciato insieme al centrodestra, la direttiva europea. Non sarebbe stata utile?
«La materia penale è e deve rimanere materia appannaggio dei parlamenti nazionali. Noi siamo molto rigidi contro la corruzione, ma quella direttiva non rispettava i requisiti di proporzionalità, sussidiarietà e adeguatezza dell’atto normativo europeo sul quale si è espressa la stessa Commissione».

Pd, M5S e sinistra sono sulle barricate anche sull’autonomia differenziata che, è la critica, allargherebbe il divario tra Nord e Sud.
«Nel Pd mi pare prevalga un pregiudizio ideologico. Eppure se si parla di autonomia differenziata non è perché se la sia inventata la Lega, ma perché proprio il centrosinistra ha scritto la legge costituzionale che la prevede. E poi, in questi vent’anni, ha depositato disegni di legge sullo stesso tema. E tuttavia quell’autonomia e quel federalismo fiscale i cui principi sono stati fissati in Costituzione, sono rimasti inapplicati. Il disegno di legge Calderoli ha ampi margini di miglioramento. Se opportunamente ricondotto in un quadro di solidarietà nazionale e proporzionato gradualismo, potrebbe ricucire il Paese, non allargare il divario».

In che modo?
«Il divario esiste ed è cresciuto con il centralismo. Se colleghiamo concretamente la definizione e il finanziamento dei Lep, livelli essenziali di prestazione, e l’autonomia in un contesto di più stretto coinvolgimento del parlamento, l’autonomia può essere l’occasione per colmare i divari».

Sta offrendo alla maggioranza la disponibilità a sostenere la legge Calderoli?
«Sto dicendo alla maggioranza di governo di discutere in parlamento gli emendamenti che abbiamo presentato: in sintesi definire e finanziare i Lep, restituire centralità al parlamento, chiarire da subito quali delle 23 materie del Titolo V resteranno sempre e comunque di competenza statale, per esempio scuola e energia. Il governo li prenda in seria considerazione, li approvi. Con il Pnrr che è uno strumento che tiene insieme sia gli investimenti sia le riforme, è un momento storico. Il momento giusto per uscire dalle contrapposizioni ideologiche anche sul regionalismo e ricucire il Paese anche tra Nord e Sud. Uniti, pur nel rispetto delle diverse sensibilità regionali».

Azione si sta avvicinando al centrodestra?
«Non ci spostiamo da nessuna parte. Noi siamo al centro dello schieramento e vogliamo superare il bipopulismo. Presidiamo l’area riformista, europeista e popolare nella quale tanti elettori possono riconoscersi. E con questo obiettivo facciamo opposizione entrando nel merito delle proposte, senza pregiudizi ideologici Forse questo sembra anomalo per questo Paese».

Però in molte circostanze siete vicini alle posizioni del governo.
«A volte sembra ci siano due governi Meloni. Quello sovranista con un approccio populista, come per esempio sui rave party. E poi c’è quello che, smentendo i toni da campagna elettorale, ricalca posizioni che abbiamo condiviso quando premier era Draghi. Non possiamo mica votare contro le nostre idee perché adesso a Chigi c’è Meloni».

La prossima settimana si vota la mozione di sfiducia a Daniela Santanchè. Anche in questo caso non sarete con le opposizioni.
«Non parteciperemo al voto. Non sottoscriviamo e non votiamo a favore di mozioni di sfiducia individuali. Non è questa la strada».

Ma anche Calenda aveva detto che Santanchè avrebbe dovuto dimettersi.
«Un giudizio duro. Ma noi siamo fermamente garantisti. La scelta è nelle mani del ministro Santanchè e della presidente del Consiglio».