Saremo all’opposizione senza pregiudizi
L’intervista di Mariastella Gelmini al Quotidiano Nazionale
Mariastella Gelmini (senatrice di Azione), la destra ha vinto nettamente queste elezioni regionali. II Terzo polo si è presentato da solo in Lombardia e in alleanza con la sinistra nel Lazio, ma in entrambi i casi non è andata bene. Qual è la sua valutazione?
«Sapevamo che erano elezioni molto complesse: la destra, nonostante i modesti risultati del governo, è ancora in luna di miele con gli elettori e l'astensionismo ha fatto il resto. Non c'è dubbio che si sia trattato di una vittoria netta, ma quando il 60% degli elettori resta a casa bisognerebbe porsi interrogativi seri. Quanto a noi abbiamo fatto una scelta - quella di puntare prima di tutto sulla qualità dei candidati - che obiettivamente non è stata compresa da quella parte di elettorato che è andata a votare. Credo sia dipeso da due fattori: da un lato hanno votato i tifosi, è mancato il voto di opinione (e la destra ha confermato sostanzialmente i numeri delle politiche di pochi mesi fa) e dall'altro la partita è stata valutata come già decisa e questo ha spinto molti elettori a restare a casa».
Come affrontare la crescita dell'astensionismo?
«Quando le elezioni sono molto ravvicinate (ed è questo il caso per gli elettori lombardi e laziali che hanno votato per le politiche quattro mesi fa), l'astensionismo aumenta. Occorre riflettere sull'idea di un election day a giugno dove raggruppare tutte le elezioni. E fossi in maggioranza ci penserei bene prima di reintrodurre l'elezione diretta per le province»
Fratelli d'Italia si conferma il king maker della coalizione di destra, anche se Lega e Forza Italia tengono le posizioni.
Pensa che questo equilibrio reggerà?
«La coalizione è meno salda politicamente di quanto appaia nei numeri e le contraddizioni prima o poi emergeranno, ma oggettivamente questo risultato di oggi non indebolisce l'esecutivo. La costruzione di un'alternativa al governo delle destre è un percorso che richiede tempo e pazienza».
Dall'altra parte Enrico Letta dice che è fallita l'opa sul Pd e si riferisce al Terzo polo e al Movimento 5 Stelle. Cosa gli risponde?
«Non voglio polemizzare con Enrico Letta, ma il problema non è conseguire il primato di primo partito dell'opposizione, ma costruire un'alternativa. Non mi pare un commento lungimirante il suo, anche perché il nostro obiettivo è essere alternativi sia alla destra che alla sinistra, non fare opa sul Pd».
Confidavate molto nella candidatura di Letizia Moratti. Alla luce dei risultati siete pentiti?
«No. Letizia Moratti era una grande opportunità per la Lombardia. Si è spesa moltissimo ed è stata coraggiosa: è chiaro che, avendo scelto il Pd di virare a sinistra, le possibilità di vittoria erano ridotte al lumicino. Speravamo in un risultato migliore ma chi è andato a votare non ha guardato ai candidati e alle loro qualità ma alla propria appartenenza politica e questo ci ha penalizzato perché non siamo riusciti ad andare oltre i confini del Terzo polo».
Nel Lazio la vostra scelta è invece caduta su un candidato competente come D'Amato ma che sconta sicuramente un'inerzia della giunta Zingaretti e il momento complesso del Pd. Adesso che tipo di opposizione farete?
«La partita nel Lazio, anche con il nostro accordo con il centro-sinistra, era difficile. Cinque anni fa Zingaretti vinse con neanche il 33% dei consensi ed ha avuto bisogno per governare del sostegno del Movimento 5 Stelle. E alle politiche di quattro mesi fa nel Lazio la coalizione delle destre aveva conseguito il 45%. Saremo all'opposizione nello stesso modo in cui lo siamo al governo nazionale: senza no pregiudiziali e avanzando le nostre idee e proposte».
Queste elezioni sono state il primo banco di prova per il go-verno, ma nel caso la maggioranza dovesse dividersi ad esempio sulle riforme istituzionali (autonomia, presidenzialismo) Azione che posizione intende tenere?
«Azione e Italia Viva stanno costruendo un soggetto politico nuovo che si colloca e si collocherà all'opposizione del governo della destra. Non abbiamo nessuna intenzione di fare da stampella all'esecutivo. Sulle riforme saremo disposti a collaborare nella misura in cui rinunceranno ad ipotesi divisive come il presidenzialismo e andranno sul premierato o cercheranno condivisione su una revisione organica della Costituzione».
In Lombardia che cosa potrà portare la riconferma di Fontana?
«Fontana ha vinto. Lo hanno deciso gli elettori. Continuiamo a pensare che la fase che abbiamo di fronte richiedesse, per far tornare la Lombardia ad essere la locomotiva del Paese, soluzioni diverse e un governo regionale più autonomo dal governo nazionale. Gli equilibri interni alla maggioranza si sono ribaltati rispetto a cinque anni fa e questo porterà degli scossoni».
(Intervista a cura di Elena Polidori disponibile qui)