Ripartiamo dai valori repubblicani
L'intervista a Il Corriere di Carlo Calenda
Senatore Carlo Calenda, dal suo fotodiario sui social sembra ritemprato da questo tour in Normandia con la famiglia. Al rientro, qual è l’obiettivo chiave?
«Il salario minimo. Dobbiamo chiudere un accordo tra il governo e le altre opposizioni per arrivare a un pacchetto che tuteli i lavoratori con salari drammatici. Anche il Financial Times, non certo un giornale bolscevico, in un lungo reportage afferma che è uno strumento efficace per proteggere dall’inflazione i lavoratori poveri».
Questa battaglia, finora l’unico punto d’incontro con Pd e M5S, andrà avanti decisa o con dei distinguo?
«Bisognerà includere anche badanti e verificare bene le coperture del fondo che dovrà aiutare, temporaneamente, i settori che dovranno aumentare di più gli stipendi. Ma siamo anche favorevoli ad alcune proposte del governo: dagli incentivi per favorire i rinnovi contrattuali, alla detassazione del salario di produttività».
Da 1 a 10 quante possibilità avete di riuscirci?
«Dovessi guardare le distanze di merito direi “8”. Ma se guardo invece il modo in cui si relazionano la destra e la sinistra direi “2”. Dipende se prevarrà pragmatismo o ideologia».
A settembre, più precisamente il 9, Italia viva dovrebbe sancire il divorzio da Azione. Sarà la fine del suo annus horribilis con Renzi. Tirerà un sospiro di sollievo?
«C’è grande delusione per il comportamento di Italia viva. Renzi ha preso in giro gli elettori promettendo che avrebbe fatto un passo indietro e favorito la nascita di un grande partito liberal-democratico. E invece una volta rientrato in parlamento ha fatto saltare tutto per tenersi le mani libere e provare a entrare nel governo. Ma la responsabilità è mia che mi sono fidato, ora si volta pagina».
Ora Renzi rilancia appunto con un nuovo contenitore: «Il Centro». Che pensa della mossa del «suo» ex premier?
«Ripeto: quello che serve è un grande Fronte Repubblicano che si ispiri ai valori della Costituzione. Valori che, come ha ricordato Mattarella, sono frutto di compromessi tra culture politiche molto diverse. Lanceremo a inizio ottobre un processo costituente, per riunire riformisti, liberali e popolari. Inviteremo anche le persone di Italia viva che si sono spese con passione per il Terzo Polo. A partire da Elena Bonetti con cui abbiamo lavorato benissimo».
Intanto Elly Schlein, nel solco del cancelliere tedesco Scholz, si è detta d’accordo nel congelare il raggiungimento del 2% di spese militari, rispetto al Pil, come invece previsto dagli accordi Nato...
«È un grave errore. Perché la serietà dei Paesi si valuta sulla capacità di mantenere gli impegni. E perché l’Italia ha bisogno di un esercito forte, che possa contribuire a formare un esercito unico europeo. Abbiamo una guerra ai confini dell’Europa e questo impegno va mantenuto».
Il centrodestra sembra aver fatto un bagno di realpolitik: dal presidenzialismo, pur di centrare l’obiettivo, ora pensa al premierato. Voterebbe questa riforma?
«No. l’elezione diretta del premier non c’è in nessun Paese. E c’è una ragione precisa: se eleggi il premier direttamente, di conseguenza depotenzi il presidente della Repubblica. E in Italia la funzione del capo dello Stato è sempre stata vitale per la salvaguardia dell’unità nazionale. Inoltre, finisci per non poter neppure cambiare premier nell’ambito della stessa coalizione. In ogni caso le riforme utili, in primo luogo quella del federalismo, deve essere discussa nell’ambito di una bicamerale.
Tuttavia oggi le priorità sono altre: sanità, salari e investimenti. Su questo il governo dovrebbe concentrarsi».
La vera partita di questo autunno sarà la manovra. Quale sarà il punto più critico?
«La sanità. Abbiamo presentato un programma per smaltire in un anno tutte le liste d’attesa. Servono 10 miliardi. Se noi non facciamo questa operazione, la sanità andrà fuori controllo».
Un voto a questo primo anno di governo?
«La squadra di governo è estremamente carente, in tutti i settori chiave. Viceversa penso che Meloni, valutando dagli incontri che ho avuto con lei, è persona che studia a fondo i dossier».
Intervista a cura di C. Bozza