Violenza contro le donne: subito una nuova legge
L'intervento di Mariastella Gelmini su Il Messaggero
È accaduto ancora. Vera Schiopu, Anna Scala, Celine Frei Matzhol, Sofia Castelli.
Donne uccise da chi diceva di amarle. Vittime di una strage infinita. Donne che continuano a morire per mano di un uomo.
Donne costrette a subire soprusi e violenze. Violenze fisiche, psicologiche, ma anche di tipo economico.
Donne che trovano la forza di denunciare, ma che lo Stato spesso non riesce a proteggere.
Donne che diventano preda del branco, proprio come è accaduto a Palermo, dove una ragazzaè stata stuprata da sette ragazzi.
Facciamo i conti ogni giorno con storie e testimonianze come queste che ci impongono di fare in fretta.
La soluzione parte dal Parlamento, è li che occorre fare gioco di squadra per centrare l'obiettivo. Oltre gli schieramenti e oltre ogni colore politico. Lo abbiamo già fatto con l'approvazione del Codice Rosso e l'introduzione di nuovefattispecie di reato come il sexting e il revenge porn.
Dobbiamo farlo di nuovo con una duplice sfida: rafforzare le norme penali e agire sul piano culturale. Qualche mese fa, in Senato, abbiamo approvato un disegno di legge, a prima firma Giulia Bongiorno, per rafforzare l'obbligo per il pm di agire entro tre giorni dalia denuncia, pena la revoca dell'assegnazione.
Una proposta che abbiamo sostenuto, ma che avrebbe dovuto essere anche l'occasione per confrontare e approvare tutte le altre proposte di legge sul tema presentate in Parlamento dalle opposizioni. Come Azione, riteniamo un'occasione persa anche il mancato insediamento della Commissione bicamerale
d'inchiesta sulla violenza di genere: un ritardo davvero inaccettabile.
Ora sul tavolo c'è il disegno di legge messo in campo dal governo Meloni, che riprende esattamente le misure proposte dal governo Draghi, che insieme alle colleghe Carfagna e Bonetti ho ripresentato in Senato all'inizio della legislatura.
Avremmo voluto che la nostra proposta venisse calendarizzata e approvata quanto prima, la maggioranza
invece ha preferito riscriverla, allungando ulteriormente i tempi. Ne prendiamo atto, ma ora atto, ma ora portiamo tale proposta in Parlamento, confrontandola con le altre proposte già depositate e proviamo a recuperare il tempo perduto.
A noi non interessa la polemica, ma costruire un pacchetto di misure efficaci che, oltre al carnefice, si concentri anche sulla vittima.
Non ci stancheremo di chiedere quindi una tutela speciale per le donne che denunciano, perché è in quel momento che diventano ancora più fragili. Questa battaglia non si vince solo con interventi di natura penale, ne siamo consapevoli, ma se riuscissimo a mettere al sicuro le donne che trovano il coraggio di denunciare, avremmo fatto un passo avanti significativo.
Questa nuova legge deve essere accompagnata anche da più risorse. Più risorse per mettere le Forze dell'Ordine e gli organi giudiziari nelle condizioni di lavorare e di attuare tutti gli strumenti in campo, dalle misure di prevenzione al braccialetto elettronico. Perché senza il giusto finanziamento questa proposta rischia di rimanere sulla carta.
Servono maggiori risorse non una tantum, ma strutturali per centri antiviolenza e case rifugio.
Per contrastare la violenza, le leggi da sole non bastano: ogni comportamento che mira ad annientare la donna nella sua identità e libertà, merita una ferma condanna che non sempre la società oggi esprime.
Su questo si misura il grado di civiltà di una comunità. Non deve esistere tolleranza né
giustificazione per una condotta violenta verso le donne. È una battaglia che riguarda da vicino chiunque creda nell'uguaglianza, nei diritti della persona, nella democrazia.
Serve infine più formazione.
Diamo pertanto alle scuole tutti i mezzi necessari per poter affrontare questa sfida.
Potenziamo la "settimana contro la violenza nelle scuole", che da ministro avevo istituito con la collega Carfagna. Utilizziamo l'ora di Educazione civica per educare i più giovani all'uso responsabile e consapevole del web, per fermare la violenza che spesso corre veloce anche sui social media.
Tocca a noi dimostrare già a settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari, che questa è davvero la priorità pertuttii
Gruppi parlamentari, nessuno escluso.