Allarghiamo Azione, serve un’area popolare nel solco di Draghi
L'intervista di Mariastella Gelmini alla Stampa
Riprendere il percorso interrotto prematuramente per i litigi tra Calenda e a Renzi. Allargare i confini di Azione, aggregando «forze e realtà legate alla tradizione popolare», in vista delle elezioni europee.
Mariastella Gelmini, affiancata da Mara Carfagna ed Elena Bonetti, ha presentato al Senato il "Manifesto per una buona politica: popolare, non populi-sta". Un contenitore di idee, una piattaforma programmatica, «non una corrente, né il tentativo di fare un nuovo partito», assicura la senatrice ed ex ministra, portavoce di Azione al fianco di Carlo Calenda. Ma porte aperte a «colleghi di Forza Italia o Pd che condividono i nostri valori».
Quindi, state cercando di resuscitare il fu Terzo polo senza Renzi?
«Prima di tutto, ringrazio Elena Bonetti ed Ettore Rosato per il coraggio di voler condividere questo percorso. Non hanno aderito ad Azione, ma lanceranno un'associazione con la logica di proseguire con noi il lavoro del Terzo polo. Il nostro è un intento pragmatico, volto a un cambio di paradigma della politica: deve uscire dai social e immergersi nella realtà, abbandonare la facile costruzione di nemici, il cavalcare le paure, per poi produrre soluzioni deboli che fanno crescere l'astensionismo. Avanti su europeismo, atlantismo, centralità della persona, sanita, politiche industriali, sussidiarietà».
L'obiettivo è fare di Azione il centro di una nuova area popolare in chiave elettorale?
«Abbiamo la consapevolezza che in Italia ci sono amministratori locali, associazioni, realtà del Terzo settore che si richiamano ai valori del popolarismo. È un percorso di allargamento, che stavamo già facendo con Renzi, mapoisie interrotto. Ora lo abbiamo recuperato, con l'idea di aggregare intorno ad Azione mondi che oggi non si riconoscono ancora nel nostro partito, ma si riconoscono in questa piattaforma valoriale. Serve un ritorno della partecipazione in politica, perché siamo convinti che il leaderismo da solo non vada da nessuna parte».
A proposito, ma con Renzi e Italia Viva il discorso è definitivamente chiuso?
«Orma i quell'esperienza si è chiusa negativamente, ma questo non toglie che ci sia un mondo fuori da Azione che può guardare con interesse al nostro manifesto, perché non accetta di vedere un Paese che non cresce, in cui aumentano le diseguaglianze e c'è un grave problema di salari. Tutti temi trasversali, né di destra né di sinistra: sono priorità su cui si può e si deve convergere».
Chi deve convergere? E poi non era Forza Italia, suo ex partito, il riferimento peri popolari nel nostro Paese?
«Lo era, appunto, ma credo che ora anche dentro Forza Italia ci sia una certa sofferenza, perché è difficile dirsi popolari e non ratificare il Mes o non chiedere il Mes per la sanità. Mi auguro che molti colleghi diForza Italia possano condividere il nostro appello su sanità e salari, perché sono problemi oggettivi. Stesso discorso per gli esponenti del Pd che provengono da un'esperienza popolare, penso ad amici come Guerini o Alfieri. Bisogna andare oltre le bandierine di partito e provare ad attualizzare questi valori».
Suona come un invito, fate campagna acquisti?
«No, non ci interessa recuperare persone da questo o quel partito. Né ci sentiamo in competizione con nessuno, rivendichiamo solo un'appartenenza. Noi partiamo da questa piattaforma e pensiamo che sia aggregante. Non è una questione di posizionamento, sarebbe molto riduttivo guardare al popolarismo solo come una via dimezzo tra destra e sinistra, perché è molto di più. E un riannodare i fili della politica per riavvicinare le persone e renderla più performante».
Sono i fili del governo Draghi? Lei e le sue colleghe ex ministre lo citate sempre come modello da seguire…
«Perché quella del governo Draghi è stata un'esperienza politica improntata al pragmatismo, capace di mettere da parte le divisioni ideologiche e portare a casa risultati, cioè di fare il bene dell'Italia».
Ma crede davvero che ci sia uno spazio elettorale per un progetto come il vostro?
«Secondo me, in Italia c'è grande insofferenza per la politica populista e sovranista, improntata al bipolarismo, che abbiamo vissuto negli ultimi 10 anni. Una politica che ha fallito, ha prodotto bonus e aumento del deficit, ma nessun risultato. Il nostro percorso è l'unico possibile per uscire da questa stagione, anche se con questa legge elettorale non è semplice. Ma dobbiamo provare a far mettere radici a un modo diverso di fare politica».
Intervista a cura di N. Carratelli