La festa della confusione

Anche questo 25 aprile è passato come un rullo compressore su una Repubblica fragile e disunita, approfondendone le fratture e lacerandone la memoria.

Mentre Antonio Scurati dal palco parlava di “svolta illiberale già iniziata”, il corteo della brigata ebraica, con cui Azione ha sfilato, veniva attaccato da militanti palestinesi, dopo essere stato insultato lungo tutto il percorso della manifestazione.

Anche i più feroci avversari della politica di Israele dovrebbero comprendere quanto orrido sia attaccare “gli ebrei”, le principali vittime dei nazifascisti, mentre festeggiamo la liberazione dai nazifascisti. Ma questo discrimine non può essere colto da un Paese che ignora la dimensione storica degli eventi ed è tutto rinchiuso nella cronaca del presente.

L’Italia sta cadendo a pezzi. Pezzi culturali e pezzi di diritti sociali che si sbriciolano insieme al senso di comunità. I diritti sociali: sanità, salari e scuola, scompaiono lentamente mentre parliamo di fatti di cronaca, di campi larghi e commentiamo eterni cicli elettorali, oramai disertati dalla maggioranza degli elettori. La memoria viene strattonata da una parte e dall’altra. La liberazione diventa patrimonio solo della sinistra antioccidentale. La destra, becera e affamata, occupa posti, impone censure e non governa.

La Meloni ha spiegato la sua idea di Europa, ben più preoccupante della censura di Scurati. Un’Europa piccola e imbelle, disunita e lacerata anche nei suoi valori fondamentali. L’Europa di Orban. L’Europa che Putin sogna di avere. È la stessa Europa che sogna Giuseppe Conte.

Il paradosso italiano: il populismo di destra e di “sinistra” coincide in quanto a valori e obiettivi. Valori e obiettivi che sono in contraddizione con quelli dei socialisti e dei popolari, che però oggi altro non sono che ruote di scorta degli estremismi. Ma questa saldatura pericolosa non è ascrivibile ad un fatto di cronaca e dunque non rileva, non viene discusso. L’Europa è distante dal dibattito italiano e di queste elezioni europee non sembra importare davvero nulla a nessuno. Faremo di tutto per cercare di risvegliare il senso di urgenza che questo momento richiede.

Non si sa davvero da dove prenderla questa Italia per rimetterla in piedi. La Costituzione, l’europeismo, la rivendicazione dei valori democratici e liberali sono la medicina. Noi ne siamo convinti. Ma quanti altri italiani ne sono convinti? Quanti cittadini sono pronti a battersi per chiudere la seconda Repubblica?

Il buon governo, la responsabilità nelle proposte, la selezione di una classe dirigente qualificata, l’attenzione all’etica dei comportamenti, sembrano tutti sforzi inutili, schiacciati da un dibattito che non permette alcuna deviazione da una linea prestabilita: sinistra contro destra. Negli assoluti, che non ammettono il riconoscimento delle contraddizioni di cui sono infarciti, è chiusa tutta la nostra inutile discussione. Del resto, i media sono diventati come i social: algoritmi faziosi che amplificano lo scontro dei rumori. E allora le liste che contengono tutto e il contrario di tutto, in termini di candidati e programmi, sono un dato trascurabile. Si oppongono al “fascismo”? Richiamano altisonanti obiettivi? E allora va bene così.
Abbiamo presentato le nostre liste, che non hanno paragone in termini di qualità e competenza, il nostro programma, chiaro e netto su ciò che oggi rileva in Europa, i nostri impegni di coerenza riguardo alla destinazione degli eletti e ai loro comportamenti. Il tutto saldato in un progetto politico repubblicano, in quanto teso a ricompattare il paese intorno ai nostri comuni valori costituzionali.

Adesso tocca anche a voi. A chi crede che le elezioni europee siano anche l’occasione per liberare l’Italia e l’Europa dal populismo e dai trasformisti. Non esiste l’opzione di un “paese fai da te” dove ognuno trova da solo la sua via di fuga. La storia è tornata in Europa e non c’è rifugio nel disimpegno.

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