“La piramide proposta da Conte per gestire il Recovery Fund è un espediente per evitare il rimpasto”
L'intervista di Carlo Calenda a Repubblica.
Calenda, quindi il premier Conte è un faraone: lei così l'ha definito. Non crede di esagerare?
"E' un faraone se si costruisce una piramide. Il meccanismo proposto da Conte per gestire il Recovery Fund è barocco e assurdo, perché sono i ministri ad avere i poteri e nessuna "piramide" glieli può togliere. Non c'è alternativa a passare dai ministri, che certo puoi rafforzare con una 'unità di missione' presso la Presidenza del Consiglio. Se metti in piedi una struttura parallela, crei un conflitto permanente".
In cima Conte, pochi ministri e 300 esperti: perché questa proposta non la convince?
"Se hai dei ministri che non ritieni in grado di fare il loro lavoro, cambi i ministri. Non crei una sovrastruttura. Ma evidentemente non si capisce a cosa serve il Recovery. Serve a eliminare i tantissimi gap tra l'Italia e i grandi paesi europei. Istruzione, partecipazione delle donne al mercato del lavoro, produttività e via andando. Che poi dovrebbe essere il programma di qualsiasi governo. Il Recovery serve inoltre ad accelerare la transizione digitale e ambientale, che peraltro è oggetto del mio rapporto sulla nuova politica industriale Ue approvato a larghissima maggioranza dall'europarlamento la scorsa settimana. Le pare normale invece che il governo non abbia la più vaga idea di cosa voglia dire tutto ciò in termini di iniziative concrete? Il fatto che non si sappia cosa fare con il Recovery Fund vuole dire che non si sa cosa fare con il governo".
Sta dicendo che è un governo di incapaci?
"No, voglio dire che questa vaghezza tradisce il fatto che l'unica ragione per cui questo governo è nato è per evitare il confronto elettorale con la destra".
In piena pandemia lei riterrebbe saggio andare alle urne?
"No certo. Perciò come Azione da mesi abbiamo proposto un governo più largo con un premier diverso sostenuto dai partiti che a Bruxelles appoggiano von der Leyen e con ministri che abbiano una esperienza amministrativa. Mentre dal premier in giù il problema è proprio la mancanza di esperienza amministrativa"
Quindi anche con Forza Italia?
"Sì".
Il vice segretario dem, Andrea Orlando contrattacca e dice: un meccanismo affidato ai ministri sarebbe peggio. Cosa risponde?
"Orlando temo abbia due problemi: non si ricorda che non c'è modo di tagliare fuori Parlamento e ministri; e dunque se aggiungi un'altra struttura, i ministri faranno ancora peggio".
Ma la sua proposta qual è?
"Di costruire una 'unità di missione' con poteri straordinari e con competenze tecniche, prese anche fuori dalla politica, per aiutare i ministri nello svolgimento delle loro funzioni. Rafforzando contemporaneamente i ministeri".
Giorgio Gori, Carlo Cottarelli, e anche il ministro Lorenzo Guerini sono dalla sua?
"Anche il sindacalista Marco Bentivogli. Condividono evidentemente l'opinione che l'idea di Conte sia un macroscopico errore dal punto di vista gestionale. Io la vedo come un espediente per evitare il rimpasto. L'unico dato vero è che dopo il rapporto Colao, gli stati generali dell'esecutivo siano finiti a discutere del 'chi', senza avere la pur vaga idea del 'cosa'".
Ma le priorità dei fondi europei del Recovery quali dovrebbero essere, secondo lei?
"Modernizzare il paese. Come ho detto prima. Poi se mi chiede la priorità delle priorità, la numero uno è l'istruzione e l'investimento sul capitale umano. Cultura, Istruzione, formazione e ricerca. Un paese cresce se le persone sono più colte e preparate: dagli asili nido al tempo pieno a scuola alla formazione. Ma il governo deve fare un piano di avanzamento di tutto il Paese. È il suo lavoro, il Recovery è solo l'acceleratore".
Azione e +Europa non hanno votato lo scostamento di bilancio, come invece ha fatto il centrodestra. Perché?
"Lo abbiamo votato quattro volte. Ma l'ultima abbiamo chiesto un rendiconto dei soldi spesi, prima di fare ulteriore indebitamento. Non c'è stato".
Anche dal Quirinale arriva l'invito al governo sul Recovery: fate presto. Lei lo condivide?
"Siamo talmente in ritardo che siamo oltre il 'fate presto'. Dovremmo dire: 'fate ieri'".
Lei è un anti grillino. Ma con i 5Stelle non pensa a nessun confronto?
"Il confronto c'è sempre con tutti. Ci sono alcuni 5S con cui ho un buon rapporto. Con il ministro Patuanelli, che giudico una persona seria".
Sull'accordo ex Ilva lei spara a zero?
"E' l'unico esempio in cui si fa saltare un contratto blindato da 4 miliardi e 200 milioni con il più grande produttore mondiale di acciaio per dare un sito industriale nelle mani di Arcuri che non sa comprare le mascherine. Per favore che almeno nessuno parli più in questo Paese di attrarre investimenti!".
Lei si candida al Campidoglio. Ma con il Pd ci sono contatti? Zingaretti si è deciso ad appoggiarla?
"Io vado avanti. Il Pd deve prendere le sue decisioni, di sicuro non cambierò il mio giudizio negativo sul governo per avere l'appoggio nella candidatura a sindaco di Roma. Anche perché il giudizio sul governo del Pd mi sembra ogni giorno più coincidente con il nostro".
Intervista di Giovanna Casadio pubblicata sul sito di Repubblica