L’Europa, adesso.

L’elezione di Trump conferma tante cose che purtroppo già sapevamo sulla politica in questo decennio: paura e rabbia come principale meccanismo di voto; noncuranza verso l’etica pubblica e trionfo dei conflitti di interesse; politica come capacità di intrattenere ed essere “star” prima che statisti; irrilevanza sostanziale dei risultati di governo. 

Si vota sulla base della propria corrispondenza identitaria ed è spesso un’identità costruita contro “l’altro”

Tutto ciò nasce da una crisi lunga dell’Occidente innescata da parole d’ordine – globalizzazione, innovazione, multiculturalismo – diventate politiche ideologiche mal gestite da liberali e progressisti.

Ora l’Occidente vive la sua ora più buia. Separato, indebolito e incapace di ricostruire una leadership fondata sui valori che ne avevano fatto il punto di riferimento di chi desiderava vivere in un sistema libero e giusto. 

L’Europa, se vuole esistere ancora nell’era Trump, deve fare un salto di qualità immediato. Trump proverà a danneggiarci non solo indebolendo la posizione verso la Russia, scardinando la NATO e imponendo i dazi, ma anche costruendo alleanze con le personalità – Orban in primis – che non vogliono un’Europa più forte. 

Siamo soli e siamo divisi. Per chi come noi ha sempre creduto nell’idea di un’Occidente forte, persuasivo e capace di tutelare la democrazia liberale nel mondo, è davvero un brutto momento, indubbiamente il peggiore dal fine della seconda guerra mondiale. 

L’unico rimedio a ciò che accade e accadrà è riportare le persone all’impegno politico a difesa dei valori democratici e occidentali. Siamo in una fase della storia dove nessuno si salva da solo. Vale per i paesi europei così come per i cittadini italiani. 

Riaccendere la passione politica. Questo è l’unico antidoto alla caduta di tutto ciò che ritenevamo sicuro e stabile. Verranno tempi difficili che chiederanno coraggio, idee e ideali. Avanti.

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