L’Italia può riaprire il 15 maggio
Ecco le 5 condizioni per poterlo fare, così il Paese non tiene più.
Azione non ha mai commentato le chiusure e aperture decise dai Governi Conte e Draghi. Riteniamo invece che ora sia giunto il momento di programmare una riapertura totale delle attività, dandoci un obiettivo coerente con la capacità vaccinale.
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Il Paese non tiene più. I dati sull’occupazione - 1 milione di posti di lavoro persi in un anno, malgrado il blocco dei licenziamenti - e sulle crisi di imprese, artigiani e commercianti dimostrano che stiamo raggiungendo la soglia di tenuta sociale.
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Possiamo decidere che riapriremo solo con tutta la popolazione vaccinata con doppia dose. Ma questo vuol dire realisticamente che non torneremo a una vita normale prima della fine dell’anno. Crediamo che non sia sostenibile, socialmente ed economicamente.
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Il Decreto Sostegni è infatti del tutto insufficiente, va potenziato per arrivare a ristorare almeno l'80% delle perdite per tutte le categorie e per farlo servono circa 35 miliardi di euro. Subito.
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La verità è che per ristorare del tutto partite IVA, lavoratori dipendenti e persone in condizione di povertà servirebbero oggi circa 50 miliardi di euro ogni mese. Una cifra che non abbiamo mai speso e che sarebbe impossibile sostenere.
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Riteniamo invece che l'Italia possa riaprire completamente il 15 di maggio. Sappiamo che la somministrazione anche di una sola dose aumenta significativamente la protezione dall’infezione e dalle sue conseguenze più gravi. Il requisito fondamentale è quindi quello di vaccinare con almeno una dose chi rischia di più: gli over 70 e tutti i soggetti vulnerabili.
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Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo vaccinare ancora 11 milioni di persone. A cui vanno aggiunti i 3 milioni di cittadini che aspettano la seconda dose.
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Nel mese di aprile arriveranno 8 milioni di dosi ed entro giugno dovrebbero arrivarne altre 52 milioni. Calcolando una media di 350 mila somministrazioni al giorno per il mese di aprile, che cresce fino a 450mila il mese successivo, finiremo il 15 maggio. A quel punto potremo riaprire tutto con un grado di rischio accettabile.
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Solo però a patto di rispettare 5 altre condizioni:
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- una radicale strategia di contenimento delle infezioni nelle prossime settimane per riportare le terapie intensive e i contagi sotto la soglia di emergenza
- che il Governo gestisca l’approvvigionamento dei vaccini per raggiungere l'obiettivo di copertura in tutte le Regioni allo stesso momento
- che il Governo vigili sul fatto che nessun vaccino vada a categorie non basate sull'età o la condizione di salute
- il rafforzamento di tracciamento, tamponi e terapie intensive (come chiediamo da maggio)
- lo sviluppo massiccio della capacità di fare tamponi molecolari, (ci sono forti dubbi sulla capacità dei tamponi antigenici di rilevare le varianti), collegato all'obbligo di averne uno recente per frequentare luoghi affollati.
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In questo anno di Covid abbiamo sempre inseguito il virus piuttosto che prevenirlo. Ora il Paese ha bisogno di una data di ritorno alla normalità. Dobbiamo definire quanto è lungo il tunnel in cui siamo piombati un anno fa. Oggi abbiamo i mezzi per farlo.