Trasparenza e limiti al finanziamento privato dell’attività politica

Premessa

Oggi in Italia, la legge stabilisce alcune incompatibilità tra l’attività parlamentare e determinati interessi economici. In particolare, non possono essere parlamentari coloro che sono titolari o rappresentanti di società che:

gestiscono servizi per conto dello Stato o della pubblica amministrazione, anche in forma indiretta;

hanno contratti con lo Stato per appalti, concessioni o autorizzazioni di valore rilevante;

operano a scopo di lucro e ricevono sovvenzioni pubbliche, se non previste espressamente da una legge.

Tuttavia, pur esistendo queste regole per chi siede in Parlamento, non ci sono limiti chiari che impediscano a queste stesse società di finanziare l’attività politica, aprendo la porta a evidenti conflitti di interessi.

La nostra proposta

✔ Vietare il finanziamento politico da parte di soggetti incompatibili con il ruolo parlamentare

Il divieto riguarda le società – e  loro rappresentanti – che rientrano nelle seguenti categorie:

Chi gestisce servizi pubblici o chi riceve fondi statali, anche in forma indiretta.

Chi ha rapporti contrattuali con lo Stato o con amministrazioni pubbliche, oppure che – nei due anni precedenti – abbia svolto la loro attività prevalentemente attraverso appalti pubblici.

Chi ha partecipato recentemente a procedimenti amministrativi per ottenere autorizzazioni o concessioni relative a beni pubblici.

Chi ha perseguito scopi di lucro e riceve sovvenzioni o garanzie economiche da parte dello Stato, se non previste da leggi specifiche.

L’obiettivo è semplice: evitare che chi riceve soldi dallo Stato possa, a sua volta, finanziare chi decide come usare quei soldiÈ una questione di trasparenza, correttezza e fiducia nelle istituzioni.

Abbiamo mandato questa proposta a tutti i segretari di partito, a cui chiediamo di fare uno sforzo collettivo di assunzione di responsabilità al fine di definire una regolamentazione chiara.