Lo scudo democratico

La situazione attuale

Negli ultimi anni, le ingerenze straniere nel processo democratico europeo sono diventate una minaccia concreta. Ursula von der Leyen ha già posto il tema in agenda nel maggio 2024, annunciando la necessità di un “Scudo Europeo per la Democrazia”, un sistema strutturato per rilevare manipolazioni, favorire la condivisione di informazioni tra le agenzie di sicurezza nazionali e creare una risposta comune a livello europeo per contrastare le interferenze.

L’urgenza di una soluzione si è resa evidente con gli eventi recenti. In Romania, nel dicembre 2024, la Corte Costituzionale ha annullato il primo turno delle elezioni presidenziali a causa di gravi interferenze. Pochi mesi dopo, la Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa ha elaborato un rapporto che stabilisce criteri e garanzie per invalidare elezioni compromesse da attività illecite di potenze straniere.

Le modalità con cui la Russia ha interferito nelle elezioni del 2024 in Romania, Georgia e Moldavia sono molteplici. Sono state condotte campagne di disinformazione attraverso social media e media tradizionali, accompagnate da cyberattacchi e infiltrazioni diplomatiche. Si sono verificati anche episodi di violazione della segretezza del voto, brogli e attacchi fisici a osservatori elettorali e giornalisti. Parallelamente, sono stati rilevati ingenti flussi finanziari utilizzati per destabilizzare i governi locali e finanziare proteste antigovernative.

Negli altri paesi

Alcuni paesi europei si sono già mossi per affrontare la questione.

La Svezia ha istituito nel 2022 un’Agenzia per la Difesa Psicologica con il compito di individuare e contrastare la manipolazione dell’informazione.

► La Francia, dal 2021, dispone del servizio VIGINUM, che analizza i contenuti pubblici online, soprattutto in periodo elettorale, per rilevare tentativi di disinformazione.

La Spagna, nel 2024, ha varato il “Plan de Acción por la Democracia”, che introduce misure per responsabilizzare le piattaforme digitali nella prevenzione della diffusione di notizie false e della propaganda straniera.

La nostra proposta

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Tutte le piattaforme informative, comprese testate giornalistiche e social network, dovranno dotarsi di un comitato di analisi indipendente composto da dieci esperti, estratti a sorte da un elenco nazionale di professionisti con competenze tecniche e giuridiche.

Questi comitati avranno il compito di monitorare e contrastare le attività di ingerenza esterna volte a manipolare il consenso politico, attraverso la diffusione di informazioni false o distorte. Potranno verificare i contenuti diffusi e rimuovere quelli ingannevoli, oltre a segnalare e bloccare utenti coinvolti in attività di disinformazione ripetuta.

Inoltre, dovranno vigilare sull’uso manipolatorio dell’intelligenza artificiale e su campagne coordinate per diffondere contenuti falsi, analizzando anche la provenienza geografica di queste attività. Infine, riferiranno periodicamente all’AGCOM le loro attività e promuoveranno buone pratiche tra gli utenti delle piattaforme

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) dovrà vigilare sul rispetto degli obblighi da parte delle piattaforme e sul lavoro svolto dai comitati di analisi. Ogni sei mesi trasmetterà alle Camere una relazione sulle attività svolte e sulle eventuali criticità riscontrate.

Il DIS, invece, si occuperà di monitorare e contrastare la disinformazione e le ingerenze esterne, inviando ogni tre mesi un rapporto al Parlamento.

Nei tre mesi prima o dopo una competizione elettorale, se almeno un quinto dei comitati di analisi segnala una campagna organizzata di disinformazione, l’AGCOM dovrà inviare una relazione informativa alle Camere e al Presidente del Consiglio, evidenziando la portata del fenomeno.

Se AGCOM e DIS segnalano un’attività di ingerenza su larga scala, il Parlamento e il Governo potranno avviare una procedura che, nei casi più gravi, può portare alla sospensione o all’annullamento delle elezioni di Camera, Senato e dei membri italiani al Parlamento europeo.

Il Presidente del Consiglio dovrà riferire alle Camere entro tre giorni sulle prove raccolte, che saranno pubblicate sul sito istituzionale del Governo e trasmesse all’Autorità giudiziaria per eventuali azioni penali.

Se il Parlamento, con una maggioranza dei due terzi, riterrà che l’integrità del processo democratico sia stata irrimediabilmente compromessa, potrà deliberare la sospensione e il rinvio delle elezioni. Contro questa decisione sarà possibile presentare ricorso alla Corte Costituzionale.

Qualora l’ingerenza venga accertata solo dopo lo svolgimento delle elezioni, le Camere potranno deliberarne l’annullamento, con la possibilità di ricorrere nuovamente alla Corte Costituzionale.